Escursione alla ex polveriera di Campo Italia del 19 maggio 2024 .
Appuntamento alle 8,00 all’edicola di via Palermo.
Presenti :Marcello Aricó, Carlo Panzera, Alberto Borgia, Angela Paratore, Bruno Manfrè.
Partenza verso l’Annunziata alta dove abbiamo preso Carmelo Geraci che ci aspettava sotto casa. Alle 8,20 parcheggiate le macchine fuori uno degli ingressi della ex polveriera e lenta camminata tra gli edifici abbandonati e gli alberi distrutti dall’incendio della scorsa estate. Il commento di tutti noi è che un’area così vasta, in un luogo bellissimo, dovrebbe essere adeguatamente ristrutturata e resa fruibile alla cittadinanza. Ormai quasi tre anni fa il Comune aveva dichiarato che avrebbe cercato di acquisire l’area insieme a Forte Spuria, ma non sembra che i fatti stiano confermando le belle parole.
Quasi tutti gli edifici sono stati vandalizzati, l’area è utilizzata come pista per le moto da cross e per teatro di “battaglie” per gli appassionati di softair e qualche edificio, dove si vedono segni di una relativa pulizia, è probabilmente utilizzato per incontri.
Alle 9,15 siamo arrivati al cancello di ingresso al Tiro a segno, Carmelo si è accorto che era aperto e siamo entrati. Si vede che la struttura non è utilizzata da tempo e ci siamo accomodati per una sosta caffè e dolce offerto dalla famiglia Manfrè. Al ritmo di “Valentina”, una pseudo canzone del rapper messinese “Canazzo” abbiamo fatto una foto per immortalare il luogo.
Alla ricerca dell’accesso al forte Masotto siamo arrivati ad un edificio dove c’era parcheggiato un furgone, siamo entrati e abbiamo incontrato una persona che, insieme ad altri stava lavorando al ripristino del locale dove si spara con le pistole, completamente distrutto dall’incendio di fine luglio. Ci raccontava che non era stato possibile fare niente per evitare il disastro. Il tiro a segno nazionale è gestito dal Ministero degli interni ed è utilizzato, oltre che da appassionati, anche dalla Polizia e dalle Guardie giurate. Ci spiegava che c’è la possibilità di provare a sparare registrandosi in segreteria. I lavori dovranno essere completati entro il 20 giugno.
Seguendo le indicazioni del nostro interlocutore siamo tornati indietro e costeggiando il muro della recinzione su un sentiero percorribile solo perché la vegetazione distrutta dall’incendio non è ancora impenetrabile, siamo arrivati, alle 9,50, al monumentale ingresso principale del forte, chiuso da una alta cancellata di ferro.
Il forte Masotto è la più vecchia opera messinese del periodo umbertino, è seconda per dimensioni soltanto ad altre fortificazioni che appartengono ad anni precedenti. Da evidenziare lo spettacolare panorama che offre il luogo in cui sorge e che spazia da nord ovest a sud est, dalle isole Eolie fino a capo di Pellaro in Calabria, da Punta Faro e tutto lo stretto di Messina.
La batteria Masotto è una vera fortezza, in quanto si distingue per dimensioni da tutte le opere Umbertine. La struttura adibita principalmente a polveriera (suo nome originario) fu palcoscenico di una grave sciagura: una tremenda esplosione uccise più di 20 soldati colti dall’ improvvisa deflagrazione. Le vittime dell’immane tragedia sono ricordate da un monumento che si trova all’interno del cimitero monumentale di Messina.
Forte Masotto sorge a nord della città sul territorio di Curcuraci (toponimo che deriva dall’arabo Kurkur: aci, cioè territorio fortificato), panoramico villaggio collinare situato tra i villaggi di Faro Superiore, le Masse, Castanea. Nella stessa area, e comunque poco distanti tra loro, si possono ammirare diverse strutture fortificate di tre epoche storiche diverse, e di diverse dimensioni e funzione.
Vi sono infatti ben 3 batterie Umbertine di fine 800 (Menaia/Crispi, Serra la Croce e Polveriera/Masotto) ed un’area fortificata, l’antico Campo Inglese, edificato agli inizi dell’ 800 e soppiantato dall’ex deposito munizioni dell’Esercito. Nella zona circostante si possono notare inoltre 18 bunker o casematte di varie tipologie.
Forte Masotto è molto più grande di tutte le strutture Umbertine coeve. La superficie è stimabile in poco più di 4000 mq, mentre l’altezza equivale a quella di un palazzo di 4 piani.
Quest’opera ha subito nel tempo lavori di ristrutturazione sia esterni che interni e all’interno dei piani nel fossato si può ancora notare l’impianto di aerazione moderno mentre all’esterno è ancora visibile la più recente griglia metallica parafulmine.
La batteria Masotto si distingue anche per una serie di caratteristiche,tra cui gli ingressi, che sono due contro l’unico delle altre batterie Umbertine.
La batteria è composta da 3 livelli principali a scaloni, tra i quali si inseriscono altri piani intermedi collegati tra di essi. E’ possibile salire o scendere a piacimento attraverso scale e cunicoli che permettono di girare liberamente all’interno della fortezza. I piani interni sono collegati tramite diverse scale e tunnel con i piani superiori.
Per numero di obici (10), è la più munita in assoluto.
Nel tentativo di trovare una via di accesso alternativa abbiamo tentato di costeggiare il fossato, ma i rovi, anche se non altissimi, ci hanno dissuaso a perseguire.
Alle 10,15 abbiamo fatto dietrofront e, con calma, siamo tornati indietro, raggiungendo, alle 11,15 circa, un punto panoramico che domina tutto lo Stretto. Purtroppo la visibilità era scarsa per la foschia, nonostante soffiasse un impetuoso vento di maestrale.
Dopo una foto di gruppo, alle 11,30 siamo arrivati alle macchine. Percorso totale stimato circa sette chilometri.
Angela, Bruno e Carmelo sono tornati dalla stessa strada dell’andata, mentre l’altro equipaggio, per indicare ad una ragazza la strada per raggiungere il Faro, ha attraversato la polveriera ed ha raggiunto la strada provinciale Masse – Curcuraci proseguendo per contrada Marotta. Qui ci siamo fermati nel piccolo appezzamento di terreno che Marcello e Antonio Zampaglione hanno coltivato per qualche tempo e abbiamo raccolto le more di gelso di un piccolo albero.
Arrivo a casa alle 12,15.
Anche questo percorso si presta bene per un futuro bus – trekking.
Appuntamento alle 8,00 all’edicola di via Palermo.
Presenti :Marcello Aricó, Carlo Panzera, Alberto Borgia, Angela Paratore, Bruno Manfrè.
Partenza verso l’Annunziata alta dove abbiamo preso Carmelo Geraci che ci aspettava sotto casa. Alle 8,20 parcheggiate le macchine fuori uno degli ingressi della ex polveriera e lenta camminata tra gli edifici abbandonati e gli alberi distrutti dall’incendio della scorsa estate. Il commento di tutti noi è che un’area così vasta, in un luogo bellissimo, dovrebbe essere adeguatamente ristrutturata e resa fruibile alla cittadinanza. Ormai quasi tre anni fa il Comune aveva dichiarato che avrebbe cercato di acquisire l’area insieme a Forte Spuria, ma non sembra che i fatti stiano confermando le belle parole.
Quasi tutti gli edifici sono stati vandalizzati, l’area è utilizzata come pista per le moto da cross e per teatro di “battaglie” per gli appassionati di softair e qualche edificio, dove si vedono segni di una relativa pulizia, è probabilmente utilizzato per incontri.
Alle 9,15 siamo arrivati al cancello di ingresso al Tiro a segno, Carmelo si è accorto che era aperto e siamo entrati. Si vede che la struttura non è utilizzata da tempo e ci siamo accomodati per una sosta caffè e dolce offerto dalla famiglia Manfrè. Al ritmo di “Valentina”, una pseudo canzone del rapper messinese “Canazzo” abbiamo fatto una foto per immortalare il luogo.
Alla ricerca dell’accesso al forte Masotto siamo arrivati ad un edificio dove c’era parcheggiato un furgone, siamo entrati e abbiamo incontrato una persona che, insieme ad altri stava lavorando al ripristino del locale dove si spara con le pistole, completamente distrutto dall’incendio di fine luglio. Ci raccontava che non era stato possibile fare niente per evitare il disastro. Il tiro a segno nazionale è gestito dal Ministero degli interni ed è utilizzato, oltre che da appassionati, anche dalla Polizia e dalle Guardie giurate. Ci spiegava che c’è la possibilità di provare a sparare registrandosi in segreteria. I lavori dovranno essere completati entro il 20 giugno.
Seguendo le indicazioni del nostro interlocutore siamo tornati indietro e costeggiando il muro della recinzione su un sentiero percorribile solo perché la vegetazione distrutta dall’incendio non è ancora impenetrabile, siamo arrivati, alle 9,50, al monumentale ingresso principale del forte, chiuso da una alta cancellata di ferro.
Il forte Masotto è la più vecchia opera messinese del periodo umbertino, è seconda per dimensioni soltanto ad altre fortificazioni che appartengono ad anni precedenti. Da evidenziare lo spettacolare panorama che offre il luogo in cui sorge e che spazia da nord ovest a sud est, dalle isole Eolie fino a capo di Pellaro in Calabria, da Punta Faro e tutto lo stretto di Messina.
La batteria Masotto è una vera fortezza, in quanto si distingue per dimensioni da tutte le opere Umbertine. La struttura adibita principalmente a polveriera (suo nome originario) fu palcoscenico di una grave sciagura: una tremenda esplosione uccise più di 20 soldati colti dall’ improvvisa deflagrazione. Le vittime dell’immane tragedia sono ricordate da un monumento che si trova all’interno del cimitero monumentale di Messina.
Forte Masotto sorge a nord della città sul territorio di Curcuraci (toponimo che deriva dall’arabo Kurkur: aci, cioè territorio fortificato), panoramico villaggio collinare situato tra i villaggi di Faro Superiore, le Masse, Castanea. Nella stessa area, e comunque poco distanti tra loro, si possono ammirare diverse strutture fortificate di tre epoche storiche diverse, e di diverse dimensioni e funzione.
Vi sono infatti ben 3 batterie Umbertine di fine 800 (Menaia/Crispi, Serra la Croce e Polveriera/Masotto) ed un’area fortificata, l’antico Campo Inglese, edificato agli inizi dell’ 800 e soppiantato dall’ex deposito munizioni dell’Esercito. Nella zona circostante si possono notare inoltre 18 bunker o casematte di varie tipologie.
Forte Masotto è molto più grande di tutte le strutture Umbertine coeve. La superficie è stimabile in poco più di 4000 mq, mentre l’altezza equivale a quella di un palazzo di 4 piani.
Quest’opera ha subito nel tempo lavori di ristrutturazione sia esterni che interni e all’interno dei piani nel fossato si può ancora notare l’impianto di aerazione moderno mentre all’esterno è ancora visibile la più recente griglia metallica parafulmine.
La batteria Masotto si distingue anche per una serie di caratteristiche,tra cui gli ingressi, che sono due contro l’unico delle altre batterie Umbertine.
La batteria è composta da 3 livelli principali a scaloni, tra i quali si inseriscono altri piani intermedi collegati tra di essi. E’ possibile salire o scendere a piacimento attraverso scale e cunicoli che permettono di girare liberamente all’interno della fortezza. I piani interni sono collegati tramite diverse scale e tunnel con i piani superiori.
Per numero di obici (10), è la più munita in assoluto.
Nel tentativo di trovare una via di accesso alternativa abbiamo tentato di costeggiare il fossato, ma i rovi, anche se non altissimi, ci hanno dissuaso a perseguire.
Alle 10,15 abbiamo fatto dietrofront e, con calma, siamo tornati indietro, raggiungendo, alle 11,15 circa, un punto panoramico che domina tutto lo Stretto. Purtroppo la visibilità era scarsa per la foschia, nonostante soffiasse un impetuoso vento di maestrale.
Dopo una foto di gruppo, alle 11,30 siamo arrivati alle macchine. Percorso totale stimato circa sette chilometri.
Angela, Bruno e Carmelo sono tornati dalla stessa strada dell’andata, mentre l’altro equipaggio, per indicare ad una ragazza la strada per raggiungere il Faro, ha attraversato la polveriera ed ha raggiunto la strada provinciale Masse – Curcuraci proseguendo per contrada Marotta. Qui ci siamo fermati nel piccolo appezzamento di terreno che Marcello e Antonio Zampaglione hanno coltivato per qualche tempo e abbiamo raccolto le more di gelso di un piccolo albero.
Arrivo a casa alle 12,15.
Anche questo percorso si presta bene per un futuro bus – trekking.