Re Colapesce

Diario di bordo

Happyrecola del 22 gennaio 2025

Happyrecola del 22 gennaio 2025 Le api.
Relatori Michele e Davide Borgia. Partecipanti: Marcello Aricò, Mario Sibilla, Ileana Padovano, Salvatore Rotondo, Gabriella Panarello, Lucia Annunziata Orlando, Rosario Sardella, Salvatore Cingari,Giancarlo Ziino, Francesco Pagano, Antonella Rotondo, Carlo Panzera, Angelo Salvo, Chiara Calarco, Katia Tribulato, Filippo Cavallaro, Carmelo Geraci, Rosalba Cucinotta, Luisa Inferrera, Letizia Inferrera, Giancarlo Foti, Franco Mastroeni, Angela Trimarchi, Nando Centorrino,Antonella Zangla, Ciccio Briguglio, Melina Morabito.
Breve introduzione di Marcello che presenta i relatori che si alternano nel corso della presentazione.
Le api di cui ci occupiamo stasera sono, nello specifico quelle riferite alla specie Apis mellifera (classificate nella Classe INSETTI,Ordine IMENOTTERI, Superfamiglia APOIDEA, Genere APIS, Specie Apis mellifera, Sottospecie APE LIGUSTICA che è l’ape mellifera italiana).
Si può dire ,in un certo senso, che l’ape esiste come ” cellula ” , parte di un SUPERORGANISMO , cioè di uno sciame che è composto da:
- decine di migliaia di api operaie ( femmine sterili diploidi, in cui metà del patrimonio genetico proviene dalla madre e metà dal padre) che, da quando sfarfallano, cioè, completata la metamorfosi dallo stadio larvale, escono dalle cellette come adulte, vivono da alcuni giorni fino a sei mesi , a seconda del periodo dell’anno in cui nascono. Le operaie svolgono la maggior parte dei compiti, dalla raccolta del nettare e produzione del miele e della cera, alla nutrizione delle larve, alla pulizia e alla difesa dell’alveare, etc.
– pochi fuchi, più grossi delle operaie, che nascono da un uovo non fecondato e sono aploidi, perché hanno solo il corredo genetico della madre e hanno quasi solo una funzione riproduttiva;
– - una sola ape regina (senza la quale non esiste l’alveare) che ha l’unico compito, in tutta la sua vita, ( che può durare fino a cinque anni) di produrre e deporre migliaia di uova al giorno . Il ciclo di vita delle api inizia con un uovo, deposto in una celletta del favo. Le cellette che accolgono quelli che saranno i fuchi sono leggermente più grandi di quelle delle operaie e quelle che accolgono le regine , dette celle reali, sono molto più lunghe. Dopo tre giorni l’uovo si trasforma in una larva che viene nutrita con pappa reale, una sostanza dall’altissimo valore nutritivo, prodotta dalle api nutrici (solo per tre giorni le operaie e i fuchi e per sempre per la regina).
Le api nutrici hanno il compito di alimentare le larve, producono la pappa reale e la rendono immediatamente disponibile, senza immagazzinarla come il polline o il miele.
La successiva trasformazione da larva in pupa dura per dodici giorni per l’operaia, quindici per il fuco e sette per la regina. Durante il periodo in cui l’insetto è nello stadio di pupa la celletta viene chiusa con un opercolo di cera. Le regine vergini, per essere fecondate si accoppiano durante uno o più voli (volo nuziale) con decine di fuchi della stessa famiglia ( o di altri alveari) immagazzinando una quantità di sperma sufficiente per fecondare decine di migliaia di uova che deporrà continuamente nelle cellette spostandosi camminando. Nel superorganismo dello sciame decidono solo il complesso delle operaie che possono anche uccidere la regina esistente e allevarne un’altra. L’allevamento razionale delle api mellifere avviene all’interno di arnie in legno dove vengono posti i telai, con sopra un foglio di cera prestampata , sui quali le api costruiscono il favo di cera con le cellette . Le api producono la cera grazie a specifiche ghiandole ceripare presenti nel loro addome. Si stima che per produrre 1 chilo di cera sia necessario all’ape consumare circa 10 chili di miele e quindi è un prodotto pregiato.
La forma delle cellette è perfettamente esagonale (per sfruttare al meglio la superficie disponibile), e risultano sfalsate sulle due facce e leggermente inclinate. Questa soluzione garantisce la migliore resistenza a parità di altre condizioni. In ogni arnia ci sono mediamente dieci favi, nei quali ci sono sia le covate che il miele e il polline che serve per alimentare le api. Le operaie bottinatrici che raccolgono il nettare , possono raggiungere in volo i fiori delle piante che stanno nel raggio di tre chilometri dall’arnia e lo raccolgono nella sacca mielifera per poi rigettarlo nelle cellette del favo.
(È per questo motivo alcuni vegani non mangiano il miele perché lo considerano il ” vomito ” delle api).
Per indicare alle compagne dove si trovano i fiori le api fanno una danza con cui danno le coordinate e la distanza dall’arnia. Nella parte superiore dell’arnia c’è il melario, dove si trovano dei telai più piccoli , in cui le api immagazzinano il miele in eccesso che viene raccolto dagli apicoltori , che lasciano nell’arnia le scorte necessarie al sostentamento dell’alveare. Il miele nel melario è raccolto quando le celle sono opercolate perché il grado di umidità è giusto per la conservazione. Nelle cellette dei favi è conservato anche il polline, sostanza proteica importante per il loro sviluppo. Le bottinatrici lo raccolgono grazie alla peluria presente sul loro corpo e sulle loro zampe e successivamente lo depositano nelle celle, pronto per essere consumato all’occorrenza. Nell’alveare si trova anche la propoli, prodotta grazie alla resina che le bottinatrici raccolgono dalle gemme degli alberi. Successivamente viene lavorata, masticata e con l’aiuto della saliva, con l’aggiunta di polline, cera e altre sostanze (alcune delle quali ancora sconosciute), diventa un prodotto utilizzato dalle api come: Isolamento da correnti esterne e umidità, materiale di costruzione, disinfettante.
All’interno dell’alveare la temperatura rimane costantemente intorno ai 35° centigradi grazie ad un sistema di termoregolazione: se la temperatura esterna è bassa le api muovono ” a folle” i muscoli che servono a muovere le ali producendo così calore, mentre se devono abbassare la temperatura interna muovono velocemente le ali ventilando l’arnia.
In condizioni normali , quando la popolazione dell’arnia cresce oltre un certo limite fisiologico, la regina, in primavera, insieme alla metà della popolazione delle operaie che nel frattempo hanno fatto scorta di miele e di polline, esce fuori e sciama alla ricerca di una nuova casa. In natura lo sciame , per costruire il favo, occupa una cavità esistente e ,prima che questo avvenga , quando lo sciame è ancora relativamente vicino alla arnia da cui sono uscite, l’apicoltore lo può raccogliere in una cassetta detta portasciami per metterle in una nuova arnia. Nella vecchia arnia si deve allora allevare una nuova regina, per questo la larva all’ interno di una cella reale viene alimentata con la pappa reale. Quando la nuova regina è in grado di muoversi per prima cosa , con l’ovodepositore ( che è ancora un aculeo), uccide le altre che stanno per nascere e successivamente compie il volo nuziale. Il miele è il prodotto che si ricava in maggior quantità ed è anche quello più consumato e commercializzato. Può avere diversi sapori, odori, consistenze, capacità di cristallizzazione etc., in base al nettare dei fiori bottinati dalle api. Quello più pregiato è il monofloreale, il tipo dipende dalla fioritura predominante presente nelle vicinanze dell’apiario. La nostra produzione, con le arnie posizionate a Giampilieri superiore , produciamo miele di castagno con il nettare raccolto sugli alberi ad Altolia e miele di arancio con il nettare degli alberi che crescono vicino al mare.
Una pratica diffusa è quella del nomadismo, che consiste nello spostare le arnie lì dove ci sono fioriture in atto. Ci sono delle norme precise per definire il miele monofloreale e viene eseguita la ricerca del polline nel miele per verificare che corrisponda all’essenza dichiarata. Il settore apistico da anni è in difficoltà. Dal 2010 la produzione è in calo, i prezzi di mercato sono bassi e spesso inferiori ai costi. In questa situazione, con un raccolto sempre più ridotto a causa della siccità e dell’aumento delle temperature che spesso causano fioriture irregolari, è difficile ricavare un reddito proporzionato al lavoro. Il miele prodotto in Italia è inferiore alla richiesta e quindi una grande quantità di miele commercializzato proviene dai paesi dell’Est Europa e dalla Cina dove le pratiche di allevamento raramente rispettano i nostri standard. Tra le pratiche di adulterazione, molto diffuse e semplici da attuare, c’è quella di nutrire le api con una miscela di acqua e zucchero. Questo è un alimento che normalmente si dà alle api in inverno per integrare le scorte di miele nell’arnia, ma non si usa quando inizia la bottinatura. Ai problemi ambientali si associano quelli dei parassiti provenienti da altre parti del mondo che, senza antagonisti naturali, si sono enormemente diffusi. Tra i più pericolosi c’è la Varroa, un acaro parassita esterno che attacca le api . È arrivato in Italia negli anni ottanta del secolo scorso, portata da api provenienti dalla Cina e causa danni gravissimi se non è combattuto tempestivamente. Nell’allevamento biologico si usa l’acido ossalico, ma in condizioni di temperature esterne elevate è difficile contrastarne la diffusione , nel nostro caso, da quaranta arnie della scorsa stagione ne abbiamo potuto invernare solo undici. Altri nemici delle api sono i calabroni e le vespe, che da adulti si nutrono di sostanze zuccherine mentre le larve sono carnivore e per portare loro il nutrimento predano le api e se ci riescono saccheggiano il miele nei favi. All’entrata dell’arnia ci sono delle api specializzate che uccidono gli aggressori con i pungiglioni o formando una sorta di sfera che avvolge l’intruso e facendo aumentare la temperatura con il movimento dei muscoli ne causano la morte. L’ impollinazione dei fiori avviene grazie ai grani di polline che restano attaccati ai peli che ricoprono il corpo, quando l’ape si posa sul fiore per succhiarne il nettare e lo porta su un altro fiore. Si sente spesso parlare di rischio dovuto alla diminuzione delle api, riferendosi a quelle mellifere, ma il problema riguarda la miriade di insetti, tra cui gli insetti impollinatori appartenenti a centinaia di altre specie, la cui diminuzione è constatabile immediatamente, basti pensare che fino a una trentina di anni orsono un viaggio in autostrada causava la morte di migliaia di insetti spiaccicati sul parabrezza.
I presenti, molto interessati alla brillante esposizione, sono intervenuti facendo numerose domande che hanno avuto pronta risposta.
Marcello ha proposto di ripetere un’esperienza fatta alcuni anni fa, che consiste nell'” adottare ” un’arnia, partecipando alla spesa, e fruendo poi del miele prodotto da distribuire tra i soci.
Dopo più di un’ora e venti minuti di relazione, si è passati alla parte Happy con le insalate miste preparate da Marcello e condite con miele di diversi tipi e con gli ottimi formaggi portati da Filippo accompagnati da crostini.

Ricerca libera

Approfondimenti

  • Progetti

    Attività in progettazione: otto mille, Trek&Night, ecc.

  • Tracce GPS

    Raccolta di tracce trekking in formato GPX, editabili e scaricabili

  • Archivi

    Archivio storico documenti associativi, volantini, relazioni, ecc.

  • Diario di bordo

    Dalla penna di Alberto Borgia, le sintesi logistiche e emozionali di alcune attività dell'associazione

  • All Posts
  • Gallery

Categorie

Calendario