Re Colapesce

Trekking

Escursione a Militello Val di Catania e alle cascate dell’ Òxena

Diario di bordo di Alberto Borgia
28 gennaio 2024. Appuntamento all’Immacolata alle 7,30 e partenza con un pullman di Giuntabus. Eravamo complessivamente in cinquantaquattro, venticinque soci di Architrekking e ventinove di Re Colapesce. Presenti:Marcello Aricò, Antonio Zampaglione, Giuseppe Spanó, Stefania Daví, Giulio Barone, Carmelo Geraci, Carlo Panzera, Paolo Bossa, Tonino Seminerio, Alessia Seminerio, Giusy Quartaronello, Mike Sfravara, Nina Coiro, Maria De Carlo, Maria Grazia Costa, Simona Sagone, Antonio Zanghí, Valeria Bilardo, Saro Spadaro, Chiara Calarco, Antonella Zangla, Maria Scandinaro, Alberto Arena, Alma Raniolo, Marcella Scarcella, Mario Sibilla, Alberto Borgia, Santinella Rotondo, Roberto Raco.
Arrivo all’area di sosta per le cascate Òxena alle 10 circa, dopo una sosta di una ventina di minuti alla stazione di servizio prima del casello di Catania. L’architetto Felice Trovato, assessore ai lavori pubblici del Comune di Militello Val di Catania ci ha brevemente illustrato il progetto di valorizzazione e riqualificazione delle cascate che il comune ha intrapreso da tempo, in collaborazione con la Forestale e ci ha fatto da guida. Alle 10,25 ci siamo messi in cammino su una larga e comoda sterrata percorribile, purtroppo, anche dalle macchine e dopo circa mezz’ora siamo arrivati a dei vasti terrazzamenti che pare siano stati realizzati dagli arabi per la coltivazione degli aranci. Incontrato un numeroso gruppo di escursionisti provenienti da Ragusa e altri visitatori arrivati in macchina o in moto. Il fiume Òxena o Òssenna (Úscenna in dialetto locale) è sul fondo di una cava dove è presente la tipica vegetazione mediterranea, che comprende carrubbi, querce, oleandri, tamerici e fichidindia. Il corso d’acqua, mai asciutto, scorre tra rocce basaltiche fino a un salto di una decina di metri. Seguendo un comodo sentiero siamo arrivati sul greto e risalendolo per un breve tratto siamo giunti sotto la cascata, bella da ammirare, che d’estate, insieme alla vasta pozza , sarà sicuramente utilizzabile per un bagno rinfrescante. Al ritorno abbiamo visto, dal costone opposto, quanto rimane di uno dei numerosi mulini alimentati dal fiume. Alle 12,15 ci siamo fermati per il pranzo ai terrazzamenti ed abbiamo fatto una sosta di una mezz’oretta sotto un caldo e piacevole sole. Siamo tornati, dalla strada percorsa all’andata, al pullman e li ci siamo divisi in due gruppi per raggiungere il paese. Il primo ha preso posto sul pullman e un altro ha percorso a piedi la comoda strada in saliscendi che, attraversando giardini di alberi di squisite arance sanguinelle conduce a Militello. Alcuni alberi erano abbandonati, ma pieni di frutti e ne abbiamo approfittato per fare una abbondante raccolta. Giunti in paese, dopo aver acquistato fave, cavolfiori, carciofi da un venditore ambulante abbiamo lasciato gli zaini sul pullman (che nel frattempo era arrivato facendo un lungo giro da Scordia) ci siamo riuniti al bar adiacente la ben curata villa comunale e abbiamo consumato un rinfresco ( pagato con la rimanenza della quota di partecipazione). Alle 15,15 l’assessore Trovato ci ha raggiunti e sotto la sua competente ed appassionata guida abbiamo attraversato il paese. Il tempo a disposizione era molto limitato per cui, molto velocemente, abbiamo visto, purtroppo solo dall’esterno, molte belle chiese ed edifici civili di pregevole fattura. Il paese è stato distrutto dal terremoto del 1693 e la ricostruzione, come in altri centri del Val di Noto, è stata fatta nel tardo stile barocco tipico del territorio e per questa caratteristica il paese, insieme ad altri sette comuni, è stato inserito dal 2002 tra i siti UNESCO patrimonio dell’umanità e nel 2022 è stato selezionato come il più bel borgo siciliano. Tra gli edifici più importanti spiccano il Monastero di San Benedetto, realizzato a partire dal 1616 in stile barocco e manierista, la Chiesa di Santa Maria della Stella, la cui facciata è ricca di intagli barocchi, la Chiesa di San Giovanni Battista, il Castello Barresi-Branciforte, di cui restano principalmente una torre e l’arco d’ingresso e vicino al quale è situata la bellissima Fontana della Ninfa Zizza dove si trova la copia di un bassorilievo di Giandomenico Gagini jr ( nipote dell’omonimo scultore messinese). Tra gli edifici civili è interessante il grande cinquecentesco Palazzo Majorana della Nicchiara (o dei Leoni) e i portali di ingresso di alcuni palazzi nobiliari, tra cui palazzo Iatrini dove si ammirano originali telamoni con figure apotropaiche che fanno gli scongiuri. Tornando verso il pullman, un gruppo di una trentina di fortunati ha potuto visitare il museo di San Nicolò. Ricavato nelle cripte e nei sotterranei della Chiesa e allestito in maniera originale ed estremamente gradevole dall’architetto Pagnano, è stato realizzato poco per volta procedendo con il recupero delle murature originarie sepolte dalle macerie accumulate dopo il terremoto del 1693 ed è stato aperto nel 1984. L’assessore ci ha raccontato che da ragazzino ha partecipato, insieme ad altri coetanei, ai lavori di scavo per liberare gli spazi dai resti degli scheletri umani conservati. Le sale contengono una ricca esposizione di argenti e gioielli, comprendente pissidi, calici, ostensori ed ex voto di pregiatissima fattura, provenienti dalla scomparsa chiesa madre e dalle altre chiese locali. Notevole la collezione dei paramenti, delle tele, delle sculture e dei manufatti in argento anche di scuola messinese. Nella prima sala è conservata la copia del volume di Pietro Carrera “Il giuoco degli scacchi” stampato nel 1617 presso una delle prime stamperie del Regno di Sicilia, sita in paese. Il testo è un importante riferimento della scacchistica moderna, divenuto celebre per la cosiddetta “difesa siciliana”. Alle 17,30 partenza per Messina dove siamo arrivati alle 19,15. Vista la ricchezza dei monumenti presenti in paese è consigliabile una visita di almeno una giornata.

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