Cu c’è c’è del 29 novembre 2024
Appuntamento alle 16,30 davanti al liceo Scientifico Archimede.
Partecipanti: Marcello Aricò, Filippo Cavallaro, Antonio Zampaglione, Mike Sfravara, Giancarlo Foti, Giuseppe Spanò, Stefania Davì, Carmelo Geraci, Rosario Sardella, Giancarlo Ziino, Ciccio Briguglio, Ivan Bolignani.
Raggiunta l’entrata del ricovero antiaereo Cappellini passando sotto il ponte autostradale dello svincolo di Boccetta.
Ad attenderci c’era il signor Angelo Caristi che dal 2015, dopo i lavori di qualificazione dei locali, durati tre anni, lo dirige con passione, competenza e dedizione con l’obbiettivo di non disperdere un patrimonio materiale di interesse storico e culturale che ha caratterizzato anche un periodo drammatico e travagliato della storia di Messina.
Restando sullo spazio esterno la nostra guida ha raccontato la storia del ricovero , realizzato poco prima della seconda guerra mondiale a seguito di una circolare ministeriale del 1938 in previsione dell’imminente conflitto, che sarebbe divampato nonostante la conferenza di Monaco.
Il criterio principale è che il bunker dovesse essere costruito lontano dal mare per evitare il cannoneggiamento navale e potesse resistere agli attacchi aerei, che però all’epoca non si consideravano probabili, vista la distanza dagli aeroporti francesi e l’autonomia operativa dei velivoli di allora.
La localizzazione in questo luogo, a quel tempo periferico, è derivata dalla necessità di disporre di un ricovero per le autorità cittadine che , insieme ad altre istituzioni strategiche, Questura , Prefettura, Vigili del Fuoco, UNPA, si erano trasferite nell’adiacente Ospizio Cappellini in previsione di futuri bombardamenti aerei .
L’Ospizio Alfredo Cappellini, fondato nel 1906 e ricostruito dopo il terremoto del 1908, ha fornito assistenza e ricovero all’infanzia povera e abbandonata di Messina, insegnando un mestiere ai giovani ospitati,fino alla metà degli anni sessanta del secolo scorso e dal 1969 ospita il liceo scientifico Archimede.
Il signor Caristi ha diffusamente parlato di quanto accaduto prima dello scoppio della guerra e di quanto successo a Messina dall’inizio del conflitto fino all’armistizio.
Nei primi due anni di guerra i bombardamenti inglesi avvenivano solo di notte, con aerei provenienti dalla loro base di Malta, che nella loro rotta di avvicinamento sorvolavano prima le città di Siracusa, Catania e Taormina per cui, se le tre città non subivano bombardamenti, era chiaro che l’obiettivo sarebbe stato più a nord e le informazioni arrivavano a Messina in tempo per permettere di dare l’allarme e consentire ai cittadini di raggiungere i ricoveri antiaerei cittadini.
Dal 1941 al 1943 ci furono 600 bombardamenti, mirati a colpire le infrastrutture del porto, della ferrovia e altri obiettivi militari, risparmiando volutamente la città per non sprecare le bombe.
Quando il fronte della guerra si spostò dal nord Africa e si estese a sud della Penisola, gli angloamericani cambiarono tattica e iniziarono a praticare i bombardamenti a tappeto con aerei provenienti anche da nord per cui non c’era tempo sufficiente a dare l’allarme.
Inoltre la frequenza aumentò in maniera spaventosa: nel giro di sei mesi a Messina ci furono 2100 devastanti bombardamenti che causarono numerosissime vittime e la distruzione totale della Città.
A causa della tipologia costruttiva degli edifici realizzati dopo il terremoto del 1908, i palazzi colpiti dalle bombe cadute dall’alto venivano sventrati , ma restavano in piedi i muri portanti che, ai ricognitori alleati, davano l’impressione che gli edifici fossero ancora integri e anche e soprattutto per questo motivo i bombardamenti furono così numerosi e continui.
Dopo l’accurata descrizione sopra sinteticamente riportata, siamo entrati nel rifugio.
La pianta della galleria presenta un lungo corridoio raccordato alle estremità a due tratti a forma di semicerchio, ognuna con una entrata.
Questa forma permetteva di limitare i danni causati dalle schegge di bombe cadute nelle vicinanze e dallo spostamento d’aria, rallentando fisicamente e passivamente l’onda d’urto facendola tornare indietro insieme ai fumi, anche grazie a porte stagne parasoffio in acciaio.
Lateralmente al corridoio sono ricavati dei vani, tra i quali gli uffici del prefetto, con un lettino in un angolo, e del podestà e l’infermeria di primo soccorso , con attrezzature mediche dell’epoca .
Nella zona opposta erano ricavati i servizi igienici. Nel progetto originario era prevista la realizzazione di altri uffici che restarono sulla carta a causa dell’inizio delle ostilità.
Il lungo corridoio del polo museale si snoda lungo un percorso dove si trovano , divisi per decennio, numerosi pannelli didattici che rievocano le successive tappe di evoluzione storica di Messina, con particolare riferimento al ventennio fascista con foto, articoli di giornale etc.
La visita è molto interessante, grazie anche al supporto sonoro fornito da un registratore azionato dal signor Caristi che riproduce canzoni, musiche e discorsi relativi al periodo esaminato.
La storia di Messina parte dal decennio 1900-1910 e arriva al decennio 1970-1980.
Il pensiero di migliaia di persone che hanno convissuto per mesi, gomito a gomito, in promiscuità, in condizioni di spaventoso sudiciume, tra fetori insopportabili, pulci, pidocchi e cimici in questi spazi ristretti è difficilmente immaginabile.
Il museo è in continuo allestimento , c’è un salone delle armi – che espone armi leggere e piccoli pezzi di artiglieria, uniformi ed equipaggiamenti da campo che vanno dai primi anni del 1900 allo sbarco anglo-americano in Sicilia del 1943 – una sala convegni e anche uno spazio adibito alla proiezione di materiale audiovisivo d’epoca. A causa della mancanza di tempo non abbiamo potuto vedere nessun filmato, quindi può essere interessante ritornare, magari nella stagione estiva, perché gli ambienti sono molto umidi.
Antistante all’ingresso principale della struttura, un vasto spiazzo esterno ospita manifestazioni estive di diversa tipologia, quali concerti , convegni, dibattiti, attività culturali e rassegne cinematografiche.
La visita è stata resa più piacevole e interessante anche grazie agli aneddoti raccontati dal vulcanico signor Caristi, come quello usato a Messina nel dopoguerra , dove , per definire una persona non particolarmente brillante si diceva “si un babbu ‘i l’UNPA” perché nella Unione Nazionale Protezione Antiaerea erano reclutati uomini che per età o altri limiti fisici o psichici non erano adatti al servizio militare attivo.
Dopo la visita del museo, alle 18,30 ci siamo trasferiti al Birrificio Artigianale Zankle, sul viale Principe Umberto, distante poche centinaia di metri.
La birreria, fondata nel 2022 punta all’utilizzo dei migliori ingredienti come il luppolo e il malto che rendono possibile la creazione di birre uniche nel loro genere.
Qui abbiamo degustato una birra , scegliendo tra bionda, rossa o scura, accompagnata da salatini e patatine trascorrendo una mezz’oretta chiacchierando su quanto visto e sulle prossime attività in programma e intorno alle 19,00, alla spicciolata siamo usciti dal locale.
Questo diario di bordo è stato redatto sulla base delle informazioni ricevute da Giuseppe Spanò.
Appuntamento alle 16,30 davanti al liceo Scientifico Archimede.
Partecipanti: Marcello Aricò, Filippo Cavallaro, Antonio Zampaglione, Mike Sfravara, Giancarlo Foti, Giuseppe Spanò, Stefania Davì, Carmelo Geraci, Rosario Sardella, Giancarlo Ziino, Ciccio Briguglio, Ivan Bolignani.
Raggiunta l’entrata del ricovero antiaereo Cappellini passando sotto il ponte autostradale dello svincolo di Boccetta.
Ad attenderci c’era il signor Angelo Caristi che dal 2015, dopo i lavori di qualificazione dei locali, durati tre anni, lo dirige con passione, competenza e dedizione con l’obbiettivo di non disperdere un patrimonio materiale di interesse storico e culturale che ha caratterizzato anche un periodo drammatico e travagliato della storia di Messina.
Restando sullo spazio esterno la nostra guida ha raccontato la storia del ricovero , realizzato poco prima della seconda guerra mondiale a seguito di una circolare ministeriale del 1938 in previsione dell’imminente conflitto, che sarebbe divampato nonostante la conferenza di Monaco.
Il criterio principale è che il bunker dovesse essere costruito lontano dal mare per evitare il cannoneggiamento navale e potesse resistere agli attacchi aerei, che però all’epoca non si consideravano probabili, vista la distanza dagli aeroporti francesi e l’autonomia operativa dei velivoli di allora.
La localizzazione in questo luogo, a quel tempo periferico, è derivata dalla necessità di disporre di un ricovero per le autorità cittadine che , insieme ad altre istituzioni strategiche, Questura , Prefettura, Vigili del Fuoco, UNPA, si erano trasferite nell’adiacente Ospizio Cappellini in previsione di futuri bombardamenti aerei .
L’Ospizio Alfredo Cappellini, fondato nel 1906 e ricostruito dopo il terremoto del 1908, ha fornito assistenza e ricovero all’infanzia povera e abbandonata di Messina, insegnando un mestiere ai giovani ospitati,fino alla metà degli anni sessanta del secolo scorso e dal 1969 ospita il liceo scientifico Archimede.
Il signor Caristi ha diffusamente parlato di quanto accaduto prima dello scoppio della guerra e di quanto successo a Messina dall’inizio del conflitto fino all’armistizio.
Nei primi due anni di guerra i bombardamenti inglesi avvenivano solo di notte, con aerei provenienti dalla loro base di Malta, che nella loro rotta di avvicinamento sorvolavano prima le città di Siracusa, Catania e Taormina per cui, se le tre città non subivano bombardamenti, era chiaro che l’obiettivo sarebbe stato più a nord e le informazioni arrivavano a Messina in tempo per permettere di dare l’allarme e consentire ai cittadini di raggiungere i ricoveri antiaerei cittadini.
Dal 1941 al 1943 ci furono 600 bombardamenti, mirati a colpire le infrastrutture del porto, della ferrovia e altri obiettivi militari, risparmiando volutamente la città per non sprecare le bombe.
Quando il fronte della guerra si spostò dal nord Africa e si estese a sud della Penisola, gli angloamericani cambiarono tattica e iniziarono a praticare i bombardamenti a tappeto con aerei provenienti anche da nord per cui non c’era tempo sufficiente a dare l’allarme.
Inoltre la frequenza aumentò in maniera spaventosa: nel giro di sei mesi a Messina ci furono 2100 devastanti bombardamenti che causarono numerosissime vittime e la distruzione totale della Città.
A causa della tipologia costruttiva degli edifici realizzati dopo il terremoto del 1908, i palazzi colpiti dalle bombe cadute dall’alto venivano sventrati , ma restavano in piedi i muri portanti che, ai ricognitori alleati, davano l’impressione che gli edifici fossero ancora integri e anche e soprattutto per questo motivo i bombardamenti furono così numerosi e continui.
Dopo l’accurata descrizione sopra sinteticamente riportata, siamo entrati nel rifugio.
La pianta della galleria presenta un lungo corridoio raccordato alle estremità a due tratti a forma di semicerchio, ognuna con una entrata.
Questa forma permetteva di limitare i danni causati dalle schegge di bombe cadute nelle vicinanze e dallo spostamento d’aria, rallentando fisicamente e passivamente l’onda d’urto facendola tornare indietro insieme ai fumi, anche grazie a porte stagne parasoffio in acciaio.
Lateralmente al corridoio sono ricavati dei vani, tra i quali gli uffici del prefetto, con un lettino in un angolo, e del podestà e l’infermeria di primo soccorso , con attrezzature mediche dell’epoca .
Nella zona opposta erano ricavati i servizi igienici. Nel progetto originario era prevista la realizzazione di altri uffici che restarono sulla carta a causa dell’inizio delle ostilità.
Il lungo corridoio del polo museale si snoda lungo un percorso dove si trovano , divisi per decennio, numerosi pannelli didattici che rievocano le successive tappe di evoluzione storica di Messina, con particolare riferimento al ventennio fascista con foto, articoli di giornale etc.
La visita è molto interessante, grazie anche al supporto sonoro fornito da un registratore azionato dal signor Caristi che riproduce canzoni, musiche e discorsi relativi al periodo esaminato.
La storia di Messina parte dal decennio 1900-1910 e arriva al decennio 1970-1980.
Il pensiero di migliaia di persone che hanno convissuto per mesi, gomito a gomito, in promiscuità, in condizioni di spaventoso sudiciume, tra fetori insopportabili, pulci, pidocchi e cimici in questi spazi ristretti è difficilmente immaginabile.
Il museo è in continuo allestimento , c’è un salone delle armi – che espone armi leggere e piccoli pezzi di artiglieria, uniformi ed equipaggiamenti da campo che vanno dai primi anni del 1900 allo sbarco anglo-americano in Sicilia del 1943 – una sala convegni e anche uno spazio adibito alla proiezione di materiale audiovisivo d’epoca. A causa della mancanza di tempo non abbiamo potuto vedere nessun filmato, quindi può essere interessante ritornare, magari nella stagione estiva, perché gli ambienti sono molto umidi.
Antistante all’ingresso principale della struttura, un vasto spiazzo esterno ospita manifestazioni estive di diversa tipologia, quali concerti , convegni, dibattiti, attività culturali e rassegne cinematografiche.
La visita è stata resa più piacevole e interessante anche grazie agli aneddoti raccontati dal vulcanico signor Caristi, come quello usato a Messina nel dopoguerra , dove , per definire una persona non particolarmente brillante si diceva “si un babbu ‘i l’UNPA” perché nella Unione Nazionale Protezione Antiaerea erano reclutati uomini che per età o altri limiti fisici o psichici non erano adatti al servizio militare attivo.
Dopo la visita del museo, alle 18,30 ci siamo trasferiti al Birrificio Artigianale Zankle, sul viale Principe Umberto, distante poche centinaia di metri.
La birreria, fondata nel 2022 punta all’utilizzo dei migliori ingredienti come il luppolo e il malto che rendono possibile la creazione di birre uniche nel loro genere.
Qui abbiamo degustato una birra , scegliendo tra bionda, rossa o scura, accompagnata da salatini e patatine trascorrendo una mezz’oretta chiacchierando su quanto visto e sulle prossime attività in programma e intorno alle 19,00, alla spicciolata siamo usciti dal locale.
Questo diario di bordo è stato redatto sulla base delle informazioni ricevute da Giuseppe Spanò.