Domenica 9 Febbraio 2025 Escursione nel territorio di Castroreale-Anello Fontana Madonna dell’udienza, Fontana Acqua Rosa, Rifugio Bucolio, Castel di Margi, Piano Margi e ritorno sulla trazzera Castroreale-Piano Margi. Appuntamento alle 7:30 all’Immacolata. Presenti: Marcello Aricò, Carmelo Geraci, Elena Serban( new entry), Alberto Borgia,Tonino Seminerio, Giusi Quartaronello, Katia Tribulato, Angelo Salvo, Michele Inglese, Sebastiano Occhino, Giovanni Barbaro.Formazione degli equipaggi e partenza alle 7,40. A Barcellona siamo usciti dall’autostrada e ci siamo messi, inutilmente, alla ricerca di un bar aperto, prendendo una strada diversa da quella che porta a Castroreale e inoltrandoci in una piccola stradina, con il fondo piuttosto sconnesso, che comunque si ricollega alla circonvallazione del paese e da qui abbiamo imboccato, come previsto, la strada provinciale 82/A di Malasà che abbiamo percorso per alcuni chilometri sull’asfalto e per un breve tratto continuando sul fondo in terra battuta.Alle 8,35 abbiamo parcheggiato le macchine in uno slargo dove c’era già Francesco Pagano, con cui avevamo appuntamento, che ci attendeva.Inizio del cammino lungo la sterrata alle 8,40 e dopo cinque minuti siamo entrati nell’area del Bacino Montano del Longano, come informa il cartello delle Aziende Foreste Demaniali. Alle 8,55 abbiamo raggiunto la fontana Madonna dell’Udienza, in prossimità di una graziosa edicola posta sotto un grande spuntone roccioso.Qui si trova un bivio con una tabella che a destra indica Cardà ed è parte del dell’itinerario turistico verde Castroreale-Serro Cardà- Tre Pizzi-Piano Margi, come indicato in un cartello del Comune di Castroreale. Seguendo la strada di sinistra, dopo circa 15 minuti, si raggiunge un altro bivio con una freccia che indica, a destra, la direzione per Piano Margi (è la strada da dove torneremo di pomeriggio).Continuando a sinistra si raggiunge un guado nel vallone Bernardazzo dove il torrente, ingrossato dalle piogge di questi giorni, fa un bel salto di alcuni metri. Alle 9,37, dopo quasi un’ora dalla partenza, siamo arrivati alla fontana Acqua Rosa, dove due persone stavano riempiendo decine di bottiglie. La sterrata che va dritta, a quanto ci ha detto uno dei due, porta a Barcellona ed è percorribile senza problemi perché la manutenzione, come abbiamo potuto constatare, è continua.Poco prima della fontana c’è la ripida salita per l’area attrezzata Nipotelle, segnalata da un elaborato pannello di legno montato sopra un originale palo scolpito. Fatta una foto di gruppo abbiamo sostato per una decina di minuti ad un tavolo posto sotto una intelaiatura di legno a forma di capanno , ma senza tetto né pareti. Tutta l’area, inserita in un bellissimo bosco di castagni, è recintata e ben tenuta, con molti tavoli e panche e diversi punti per accendere il fuoco per la brace , il che fa presumere che nella bella stagione sia frequentata da gitanti alla ricerca di pace e refrigerio. Alle 10,00 abbiamo iniziato a risalire la pista forestale che si arrampica, con una ventina di tornanti, tra boschi di giovani castagni, passando da quota 600 a quota 840.A tratti la strada si snoda fuori dal bosco e, nonostante la visibilità non eccellente, si godono bellissime vedute di Capo Milazzo , Capo Tindari e Isole Eolie.Alle 10, 37 abbiamo raggiunto un bivio (a sinistra) dove c’erano due cartelli che si riferivano a lavori per la difesa del patrimonio regionale, per un importo di 300.000 euro, finanziati dalla Comunità Europea. Proseguendo sulla strada di destra, ancora in salita, dopo circa 15 minuti, siamo arrivati al rifugio Bucolio, distante 5 chilometri dalla partenza.In uno spazio recintato chiuso da un cancello, al di sotto del livello della strada, c’è una bella costruzione in pietra con il tetto in tegole , circondata da tavoli e postazioni per accendere il fuoco. Una originale fontana a vasche , sormontata da una statua che rappresenta un ‘aquila permette di avere acqua a volontà. Anche qui abbiamo sostato per una quindicina di minuti e qualcuno ne ha approfittato per fare uno spuntino.Alle 11,10 ripresa la marcia , in salita, sulla comoda strada sempre sotto la minaccia della pioggia e di forti raffiche di vento. Proseguendo sempre dritto, alle 11,45, siamo arrivati alla sbarra verde che delimita la pista che abbiamo percorso e che si innesta sulla trazzera Castroreale-Piano Margi. Andando a sinistra, dopo cinque minuti, si arriva a una stazione di pompaggio del metanodotto,punto più alto dell’escursione odierna,a quota 1040 metri , distante due chilometri dal rifugio Bucolio. Qui Giovanni Barbaro, conoscitore di questi luoghi, ci ha indicato una trazzera a sinistra che, passando sotto monte Pietra Grossa, raggiunge Colle del Re.Proseguendo si vede a sinistra l’imponente massa di Castel di Margi, che non è un castello bensì una spettacolare formazione di rocce sedimentarie costituite da arenarie (calcareniti di Floresta) che ricorda vagamente le mura di un castello.Alle 12,15 siamo arrivati alla meta, nella deliziosa area attrezzata della Forestale di Piano Margi col rifugio e il caratteristico laghetto con la barchetta in pietra, dove abbiamo sostato per il pranzo , allietato dal vino offerto da Maurizio.Tutta l’area, ben tenuta e immersa nel bosco di pini, è recintata e cosparsa di tavoli, punti per accendere il fuoco e con una bella fontana e un forno.La struttura è molto utilizzata dai gitanti e la casetta, negli anni passati, è stata spesso usata per gli accantonamenti di gruppi scout. Alle 12,45 abbiamo lasciato l’area e, seguendo Giovanni, ci siamo diretti ad una vicina edicola dedicata a Santa Barbara.Tornando sui nostri passi abbiamo cercato un sentiero per accedere sulla cima di Castel di Margi, ma abbiamo desistito perchè alla base del rilievo c’era un inestricabile groviglio di rovi e, visto che il tempo stava peggiorando, abbiamo fatto una foto di gruppo e ci siamo messi in cammino alle 13,20. Nonostante la nebbia, le nuvole basse, il vento a raffiche, abbiamo apprezzato la bellezza e il fascino del luogo , con la collina che degrada su un pianoro verde su cui pascolavano cavalli allo stato semibrado.Tornando sui nostri passi abbiamo fatto il giro attorno al Monte Lurra e alle 13,45 siamo arrivati alla sbarra verde della pista forestale dove ci trovavamo due ore prima e abbiamo seguito, a sinistra , la
Preescursione ad anello da Ziriò, Pizzo LeoMorto, Portella Piano Verde, Pizzo Impegna, Ziriò del 26 gennaio 2025
Preescursione del 26 gennaio 2025Appuntamento alle 8,00 con Carlo Panzera alla solita edicola di via Palermo.Siamo andati a portella Croce Cumia ed abbiamo parcheggiato la macchina di fronte al cancello del vivaio Ziriò. Alle 8,25 ci siamo messi in marcia seguendo la larga strada sterrata che conduce alla casermetta della Forestale ed abbiamo proseguito in discesa fino ad arrivare, alle 8,47 alla quinta stazione dei misteri dolorosi allestita dall’Associazione guide volontarie “Sulle orme di Maria”.Dopo meno di quindici minuti, procedendo sempre sulla comoda strada, siamo giunti alla stazione del terzo mistero dove c’è il bivio con le indicazioni per Saponara e per la strada senza uscita per Portella Pagliarelli.Seguendo la direzione per Saponara, alle 9,11 , incrociato un tubo da cui esce un rivolo di acqua potabile .Alle 9,25, dopo un’ora di marcia sempre in discesa, a 2, 62 chilometri dalla partenza, siamo arrivati sul fondo valle dove il torrente Coddarazzo confluisce nel torrente Peraredda .Il luogo è molto bello e sembra un’oasi fuori dal tempo. Dopo un breve sosta per scattare qualche foto ripreso il cammino, da ora in avanti in salita, e alle 9,41 , dopo aver incontrato tre persone con un barboncino di nome Carmelo, siamo arrivati al bivio dove, andando dritto e superato un muretto con un varco , c’è la strada che conduce a Saponara.La trazzera da seguire è quella di sinistra Cerasara-Leo Morto che, con continui tornanti in salita, costeggia Pizzo Leo Morto coperto dagli alberi. .Alle 10,12 la strada si apre e si può ammirare la costa tirrenica con Capo Milazzo, le Isole Eolie e il paese di Rometta. Dopo due ore dalla partenza, alle 10,25 , siamo arrivati ad un bivio dove c’erano un gruppo di motociclisti che ci hanno chiesto indicazioni per Saponara e abbiamo proseguito da dove stavano proveniendo, arrivando alle 10,48 alla strada che , a destra arriva a Portella Cassarini. Ci siamo diretti verso portella Piano Verde, nostra meta intermedia, dove siamo arrivati alle 11,06 dopo aver incrociato, dieci minuti prima, la fontana. Imboccata la trazzera di sinistra, segnata dal CAI, per Pizzo Impegna che abbiamo raggiunto alle 11,15. Breve sosta per godere del bellissimo panorama con la vista che, nonostante il cielo coperto, spazia sul Tirreno, sui Nebrodi fino alla Rocca Salvatesta e sul maestoso Etna innevato.Carlo ha fatto alcune foto della torretta di avvistamento, non agibile perché la scala di accesso è rovinata in più parti, e dopo una decina di minuti, tornando indietro per un centinaio di metri, abbiamo imboccato lo stretto sentiero, con fondo irregolare ,che solo il transito delle moto da cross impedisce che, in certi tratti, venga invaso dai rovi.Vista sul porto e sullo Stretto. Alle 11,50 abbiamo raggiunto la macchina, il percorso coperto è stimabile in quasi otto chilometri ed abbiamo impiegato, incluse soste e cazzeggiamenti vari, tre ore e venticinque minuti.Alle 12, 20, come previsto eravamo in città.
Trekking notturno del 24 gennaio 2025
Trekking notturno alla Candelara del 24 gennaio 2025Appuntamento all’Immacolata alle 20,00. Presenti: Filippo Cavallaro, Matteo Lorefice, Angelo Salvo, Katia Tribulato , Chiara Calarco, Ciccio Briguglio, Catmelo Geraci, Salvatore Indelicato, Donatella Alber, Giovanni Barbaro, Alberto Borgia. Formazione degli equipaggi e alle 20,05 partenza per Portella Castanea dove alle 20, 30 ci siamo incontrati Maurizio Inglese, Eros Giardina , Manuela Scarcella e Sebastiano Occhino che avevamo chiamato telefonicamente per chiedergli di ordinare cinque pitoni , ma la Pitoneria è chiusa per ferie fino al 31 p.v.Iniziato il cammino lungo la strada asfaltata che conduce a Salice e poi imboccata la sterrata a destra, delimitata da una catena , dalla parte opposta al sentiero della Candelara. Ci siamo inoltrati nel bosco misto che l’estate scorsa è stato aggredito da un incendio, il fondo è buono e libero da ostacoli con segni evidenti di lavori di pulizia eseguiti dalla Forestale. Incrociato sulla strada, a circa metà percorso un grosso rospo e udito il volo di diversi uccelli, disturbati dalla nostra presenza, che però non abbiamo né visto né identificato.Nonostante non fossero visibili , gli alberi di eucalipto, con la loro tipica fragranza ci hanno inebriato durante il cammino. Alle 21,20 siamo arrivati alla fine della larga strada che si interrompe all’ improvviso, al bordo della quale c’è una staccionata in legno lunga un centinaio di metri.Tornando indietro sullo stesso percorso, dopo cinque minuti abbiamo raggiunto un tavolo dove ci siamo accomodati per consumare i nostri panini, accompagnati dal buon vino della cantina Grasso portato da Carmelo e da un ottimo liquore al cioccolato offerto da Filippo. Per una decina di minuti abbiamo spento tutte le luci per meglio apprezzare il buio tra gli alti alberi del bosco in una serata, tiepida per la stagione , con gradevole temperatura. Alle 22,00, dopo circa mezz’ora di sosta, siamo tornati indietro e alle 22,45 eravamo alle macchine. La lunghezza complessiva del percorso ( facile e alla portata di tutti), che si sviluppa per metà su strada asfaltata, è stato di circa 4, 2 chilometri.Durante la marcia di ritorno abbiamo dato mandato al poliedrico Filippo per organizzare un ” Cu c’è c’è ” a Catania per la prossima festa di Sant’Agata. Alle 22,50, dopo aver fatto la foto di gruppo davanti alla Pitoneria , siamo tornati in città.
Trekking sulle colline dello Scoppo del 19 gennaio 2025
Trekking sub urbano del 19 gennaio 2025Ore 8,20: Marcello e Carmelo si incontrano nella parte in alto del torrente Trapani dove Marcello parcheggia la sua auto. Alle 8,25, con la macchina di Carmelo, raggiungono il resto del gruppo all’Immacolata.Erano presenti: Francesco Pagano,Angelo Salvo,Katia Tribulato, Antonella Zangla, Alessia Seminerio, Tonino Seminerio, Giusi Quartaronello, Donatella Alber, Ciccio Briguglio, Santino Cannavò. Il gruppo si sposta in auto in contrada Scoppo dove parcheggiano.Si comincia il percorso su un vecchio lastricato pulito e ben tenuto dove si trova una delle famose fontane dello Scoppo ancora attiva. Alle ore 9,00 Tuccio Novella e Pinella Dini, con la loro cagnetta raggiungono il gruppo.Continuando sulla strada in salita si incontrano una serie di piccoli borghi per lo più abbandonati e, superato un cancello aperto, antiche costruzioni ormai ridotte a ruderi. Il sentiero risale la collina e si apre via via un fantastico panorama sullo stretto. Il sentiero a sinistra porta nei pressi della collina di Montepiselli, dove si trovano nuove villette in costruzione che deturpano il paesaggio. Sul percorso si incontrano due bei cavalli in libertà. Tornando indietro per qualche centinaio di metri si intraprende il sentiero a sinistra che porta alla pineta dell’Ariel. Raggiunta la pineta il gruppo si ferma una mezz’oretta per godere del paesaggio. In basso si intravede la valle del torrente Trapani.Il percorso per scendere a valle è risultato scosceso e rovinato da precedenti piogge. Il gruppo è arrivato dove il pastore Arcangelo ha costruito una tettoia per gli ospiti che vanno a trovarlo per gustare i suoi prodotti. Alle 11,25 circa, passando attraverso un cancello chiuso con una corda, siamo arrivati sulla strada dove Marcello aveva parcheggiato. Gli autisti delle auto parcheggiate allo scoppo sono andati con Marcello mentre gli altri hanno proseguito a piedi fino in città. Il tempo ci ha regalato una stupenda giornata, il percorso totale è stato di 4,8 Km e lo splendido panorama su Messina, lo Stretto e la costa calabrese non ci ha mai abbandonato.
Escursione con le ciaspole ai Monti Sartorius del 19 gennaio 2025
Ciaspolata sull’Etna del 19 gennaio 2025Appuntamento alle 7,30 sotto la scalinata della chiesa di San Giovanni Decollato in via San Giovanni di Malta. Partecipanti : Sergio Bolignani, Angela Paratore, Bruno Manfrè, Veronica Gardelli- Carlo Panzera , Filippo Cavallaro, Sebastiano Occhino, Caterina Trovatello- Matteo Bolignani, Vittorio Manfrè, Alberto Altadonna, Fabio Giacobbe- Rosario Sardella, Teresa Vadalà , Manuela Scarcella, Alberto Borgia. Formazione degli equipaggi e partenza alle 7,40. Arrivo allo svincolo di Fiumefreddo alle 8,20, in attesa di Sergio e Matteo, che erano ancora a Taormina, abbiamo proseguito per Linguaglossa e alle 8, 45 ci siamo fermati al solito Garden bar per la sosta caffè. Quando sono arrivati i ritardatari, che non si sono fermati per il caffè, ci siamo messi in macchina in direzione Piano Provenzana. All’uscita del paese Sergio è stato fermato da una pattuglia di Carabinieri, che, probabilmente insospettiti dalla lentezza con cui viaggiavano , hanno controllato i documenti del guidatore e dei passeggeri. Salendo di quota si è incontrata la prima neve e all’incrocio con la strada per Randazzo tutte le macchine sono state fermate ad un posto di blocco dove gli addetti hanno verificato che le vetture avessero a bordo catene o calze da neve o che montassero pneumatici da neve.Alle 9, 50, arrivati in prossimità dei parcheggi di Piano Provenzana, si è formata una lunga fila di macchine ferme , dopo una attesa di una decina di minuti, Sergio è andato a piedi a ritirare le ciaspole e i bastoncini precedentemente noleggiati e una volta tornato alla macchina, nonostante nel frattempo la circolazione fosse tornata regolare, abbiamo deciso di cambiare destinazione perché a Piano Provenzana stavano arrivando centinaia di escursionisti a bordo di decine di pullman e auto. Siamo tornati indietro verso il rifugio Citelli e alle 10, 40 circa, sulla strada Mareneve, nelle vicinanze della entrata per il sentiero per Monti Sartorius, abbiamo parcheggiato le macchine sul bordo sinistro della strada. La neve era abbondante e compatta e si sarebbe potuto camminare con i soli scarponi, ma tutti, e in particolare i neofiti, hanno voluto provare l’esperienza con le ciaspole e, dopo averle calzate, alle 11, 00 ci siamo messi in marcia.I monti Sartorius, a circa 1650 metri di altitudine, sono costituiti da sette coni piroplastici allineati lungo le fratture eruttive dell’eruzione laterale del 1865 e, unitamente al gigantesco apparato eruttivo secondario di Monte Frumento delle Concazze , alto 2151 metri e all’esteso campo di lave caratterizzano il versante nord orientale dell’Etna. Prendono il nome dallo studioso tedesco Wilhelm Sartorius Freinman Waltershausen che fu tra i primi a riportare cartograficamente le più importanti eruzioni del vulcano. Il percorso, in lieve salita, si snoda tra boschi di betulla e pini larici ed è bellissimo in ogni stagione, ma con la neve assume una particolare dimensione fiabesca.Nel primo tratto abbiamo incontrato numerosi escursionisti provenienti da monte, ma successivamente eravamo praticamente soli.Con una piccola deviazione abbiamo raggiunto, dopo quasi un’ora di marcia, il piccolo rifugio forestale S.E.S., costruito interamente con blocchi di pietra lavica. Sergio ci ha spiegato che, come tutti i rifugi sull’Etna, davanti al fabbricato c’è un pozzo che attinge da una grande cisterna alimentata dall’acqua piovana ivi convogliata. All’esterno c’è un tavolo , una legnaia e una tettoia per accendere il fuoco al coperto. Alle 12,10, dopo avere avuto da Sergio le istruzioni di base per utilizzare le ciaspole ed i bastoncini sui pendii in salita , abbiamo ripreso la marcia in direzione Monte Baracca, camminando anche fuori dal sentiero perché la neve copriva tutta la lava che normalmente rende impossibile il cammino.Alle 12,30 abbiamo costeggiato una recinzione , in buona parte sommersa dalla neve , che delimita una costruzione con il tetto quasi completamente crollato. La strada è quasi sempre in salita, per brevi tratti anche piuttosto ripida, e in parte abbiamo camminato sotto un leggero nevischio. Alle 13,00 circa, abbandonando per alcune centinaia di metri il sentiero 724, siamo arrivati al rifugio del CAI di Linguaglossa Attilio Castrogiovanni, a quota 1784 mslm, sul sentiero 622 di piano delle Concazze , distante circa tre chilometri dalla partenza. Il rifugio è dedicato a Teresa Riggio, come ricorda una targa posta su una parete esterna, affissa dai suoi amici del CAI di Giarre. La costruzione è in muratura in pietra lavica e mattoni ed è a due piani.All’interno, al pianterreno, c’è una grande sala con un camino e un lungo tavolo con panche e al primo piano delle stanzette con reti a doghe di legno.Grazie all’ospitalità del responsabile di una comitiva che stava pranzando all’interno, siamo entrati e abbiamo consumato i nostri panini al caldo e comodamente seduti. Il vino ed il caffè corretto con la grappa, offerti da Angela e Bruno, insieme al cioccolato fondente portato da Sebastiano hanno allietato il nostro pranzo.Fatta una breve consultazione su quale percorso seguire per tornare alle macchine, si è scartata la proposta di Sergio che prevedeva altri sei chilometri di cammino e si è deciso di tornare dalla stessa strada.Alle 13,50, dopo la firma del registro del rifugio, siamo usciti e abbiamo fotografato un bell’ esemplare di volpe che , senza alcun timore, si avvicinava per prendere il cibo quasi dalle nostre mani. Rimesse le ciaspole, alle 14,00, sotto una breve nevicata, abbiamo ripreso la via del ritorno. Dopo un quarantina di minuti Sergio ha proposto di lasciare il sentiero a valle e salire sulla cresta dei crateri per percorrere in quota parte del tratto finale. Non tutti hanno aderito e solo Matteo, Alberto A., Fabio, Vittorio, Veronica, Caterina, Angela e Alberto B. lo hanno seguito sul sentiero natura.La salita, anche se solo di una ottantina di metri, è piuttosto impegnativa e ad un certo punto Caterina ha deciso di tornare indietro accompagnata da Angela.Giunti in cresta il meraviglioso panorama che si apprezzava dall’alto ha compensato la fatica fatta. Matteo ci ha indicato i crateri che si sono aperti su una linea di frattura dove la pressione sulla lava era inferiore rispetto ad altri punti. Sul sentiero in cresta, in molti tratti, la neve non copriva la lava e
Cu c’è c’è a Reggio Calabria del 11 gennaio 2025
Cu c’è c’è del 11 gennaio 2025 a Reggio Calabria Partecipanti: Marcello Aricò, Filippo Cavallaro, Silvia Polito, Carmen Borgia, Alberto Borgia, Francesco Pagano,Antonella Rotondo,Antonella Arena, Danila Castiglione,Franco La Maestra, Antonio Zampaglione, Caterina Ioffrida,Lucia Annunziata, Anna Bellinghieri, Angelo Salvo, Katia Tribulato, Antonella Zangla, Gabriella Panarello, Mike Sfravara, Antonietta Coiro, Giusi Mandraffino, Grimaldo Piazza, Teresa Olivieri, Patrizia Olivieri, Ciccio Briguglio, Donatella Alber, Ivan Bolignani. Appuntamento alle 8,00 e partenza con la nave traghetto Elio delle 8,40Arrivo a Villa San Giovanni alle 9,0 e all’uscita di Arangea, davanti alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Nepomuscemo alle 9,40.Dopo la sosta al bar, ci siamo messi in macchina e alle 10, 15 circa siamo arrivati a destinazione allo stabilimento della Azienda Cilione. La nostra guida, Alberto Arrigo, amico di Antonio Z.e di Patrizia O. é il responsabile commerciale della ditta e nel piazzale destinato alla ricezione dei camion , ci ha parlato delle proprietà e delle particolarità del bergamotto,un agrume di origine incerta, coltivato quasi esclusivamente in una striscia della costa ionica nella provincia di Reggio Calabria, dove è prodotto circa l’80% della produzione mondiale. Ha illustrato sinteticamente le lavorazioni a cui è sottoposto per utilizzarlo integralmente, dalla produzione di oli essenziali , ai prodotti farmaceutici , cosmetici e per uso alimentare.La ditta per cui lavora da diversi lustri ha più di un secolo di vita perché è stata fondata nel 1820 ed è una delle piu importanti tra quelle di dimensioni industriali operanti in Calabria. I loro prodotti vengono apprezzati ed esportati praticamente in tutto il mondo.L’organico aziendale è di trentotto dipendenti , la maggior parte impegnati negli uffici, perché gli addetti alla produzione , grazie ai moderni impianti in gran parte automatizzati, sono ridotti al minimo. I bergamotti che lavorano sono solo in parte di loro produzione, ma la maggior parte è acquistata da coltivatori della zona. Ci sono due linee indipendenti di lavorazione , ognuna, in un turno di otto ore può processare circa 80 tonnellate di frutti. Per produrre un chilo di olio essenziale, venduto a 140 euro, occorrono 200 chili di frutti acquistati a 80 centesimi al chilo quindi , per avere un guadagno , occorre sfruttare al massimo la materia prima, inclusi gli scarti che in passato venivano utilizzati come pastone per i maiali.Quando finisce la stagione del bergamotto la fabbrica lavora i mandarini i cui oli essenziali hanno un mercato nella industria alimentare e cosmetica.Entrando in fabbrica si resta colpiti dalla pulizia degli ambienti e di tutte le attrezzature ed impianti, realizzati interamente in acciaio inox, che lavorano quasi sempre senza l’intervento umano.La spiegazione della nostra guida sulle varie fasi di lavorazione è stata condizionata dal fastidioso rumore di fondo dei macchinari e dal numero dei partecipanti che, dati gli spazi limitati, non sempre hanno potuto ascoltare quello che diceva.Sicuramente sarebbe stato utile visionare lo schema di funzionamento degli impianti in un locale silenzioso prima di accedere agli impianti. Prima di uscire abbiamo ammirato, in un piccolo museo aziendale, le bellissime macchine, veri capolavori di artigianato, impiegate fino agli anni sessanta del secolo scorso per la produzione dell’olio essenziale.Con il nostro cicerone ci siamo soffermati a chiacchierare di altri prodotti agrumari, ed abbiamo capito che il bergamotto non è coltivato in Sicilia non per motivi legati al clima o alla qualità della terra , ma perché non essendo destinato alla alimentazione umana non avrebbero potuto usufruire delle sovvenzioni dell’AIMA (più volte oggetto di truffa da parte dei nostri agricoltori).Ci ha parlato anche della produzione del chinotto e del nome di Neroli, attribuito all’olio essenziale delle arance amare che proviene da quello della principessa Anna-Maria de la Trémoille-Noirmoutiers, seconda moglie di Flavio Orsini, principe di Nerola e duca di Bracciano che la utilizzava ampiamente per profumare il suo bagno, i vestiti e gli ambienti.Prima di lasciare l’azienda è arrivato il titolare, il signor Enzo Cilione che, quando ci siamo complimentati, si è schermito dicendo di essere una persona normale, in una città dove la normalità è una eccezione .Di seguito , virgolettato, riporto l’articolo del 31 ottobre 2022 di Francesco Scopelliti che si trova in rete. ” Dal più di un secolo la famiglia Cilione è impegnata nella produzione della migliore qualità di oli essenziali di agrumi, quali bergamotto, limone, mandarino ed arancio. La storia nasce nel 1820 da un uomo, Antonino Cilione, cresciuto tra i campi coltivati ad agrumi e con una passione incommensurabile per questa tradizione.Ad oggi, la Cilione S.r.l., dopo sei generazioni, è guidata da Enzo Cilione, la cui attività manageriale, ha fatto dell’azienda uno dei maggiori leader del settore essenziero di agrumi, posizionandosi tra i principali specialisti del settore.L’esperienza ottenuta negli anni, la colloca tra i maggiori produttori ed esportatori del Paese di oli essenziali disponibili nelle versioni spremute a freddo, deterpenate, senza furocumarine, senza bergaptene, concentrate e frazionate che sono in grado di soddisfare le richieste dei clienti più esigenti e blasonati nel comparto dei profumieri e della cosmetica, degli aromi e della farmacopea. Varcando i cancelli della bellissima realtà, nella zona sud di Reggio Calabria, si scorge la forza e la “visione” dell’azienda: management e maestranze proiettate nel futuro, senza mai sacrificare la storia e l’ identità di un’azienda da sempre profondamente legata al territorio. In questo percorso Enzo Cilione, assieme alle figlie, presenti nella realtà produttiva, sta ricercando, con dedizione e attenzione, le attrezzature che secoli fa hanno caratterizzato la lavorazione del bergamotto, raccogliendole nel sito produttivo e facendo della sua passione per la tradizione e la cultura della lavorazione dell’agrume, un vero e proprio museo aziendale, in cui gli ospiti entrandovi, avranno la possibilità di rivivere secoli di storia reggina.Tecnicamente, l’azienda si occupa della trasformazione di agrumi per la produzione di oli essenziali, che, attraverso un procedimento costante nell’avanzamento tecnologico, riesce ad ottenere la migliore qualità di oli essenziali su mercato, catturando l’attenzione di grandiindustrie europee ed extra europee, che scelgono di investire nella qualità e nella sostenibilità di ‘Cilione’. Il cui incessante sforzo è quello di includere nel proprio business anche la dimensione sociale e ambientale.“Cilione S.r.l.” racchiude tutti i crismi delle grandi aziende; prerogative in grado di anticipare
Preescursione del 12 gennaio 2025 Dalla dorsale a case Maressa e a puntale La Ruttazza
Preescursione del 12 gennaio 2025 Appuntamento con Carlo Panzera e Filippo Cavallaro alle 8,00 all’edicola di via Palermo. Arrivati alle 8,40 ai ripetitori all’inizio della dorsale dei Peloritani e dopo la vestizione di dieci minuti con indumenti impermeabili ci siamo messi in cammino. Alle 9,30, sotto una pioggia costante ma non troppo forte e visibilità limitata a una cinquantina di metri, siamo arrivati al rifugio case Maressa, a circa tre chilometri dalla partenza. Alle 9,50, sempre sotto la pioggia, abbiamo imboccato il sentiero a mezza costa che conduce a Puntale La Ruttazza . Questo sentiero, scavato nella roccia, conserva un fascino particolare perché si addentra nella fitta vegetazione e a tratti si apre sulla costa ionica e sui villaggi di Tipoldo e Larderia. Da puntale La Ruttazza si potrebbe chiudere un anello che arriva fino al villaggio Mili San Pietro, la pista non è segnata sulla cartografia, ma è relativamente facile da identificare, sia in salita che in discesa, sul nostro sito, nell’area “tracce GPS” è ben documentata. Raggiunta la meta, a quota 955 metri, alle 10,20. Il vento sulla cima, con raffiche molto violente che hanno strappato letteralmente il poncho di Carlo, ci ha costretti a tornare subito indietro. Al ritorno abbiamo in parte seguito un ripido sentiero che zigzagando ci ha portati sulla carrozzabile alcune centinaia di metri prima della salita per Puntale Bandiera. A case Maressa , dove siamo arrivati alle 11,20, c’erano una decina di ragazzi con le moto da cross provenienti da Rometta. Dopo esserci cambiati i vestiti, completamente inzuppati, ci siamo riscaldati al fuoco che avevano acceso i ragazzi che nel frattempo erano ripartiti. Abbiamo trascorso un’oretta senza fare niente gustando i lupini ed altre sfiziosità portate da Filippo mentre Carlo asciugava al calore della fiamma il suo pantalone. Alle 12,15 abbiamo consumato il pranzo e alle 12,50 abbiamo ripreso la via del ritorno. La pioggia era cessata e le nuvole basse creavano un atmosfera da fiaba. Dalla parte del Tirreno era visibile capo Milazzo immerso in una luce molto bella. Incrociato un branco di capre, che secondo Filippo potrebbero appartenere al suo amico pastore di Gimello, con alcuni capretti nati da poco e qualche capra particolarmente fotogenica. Alle 14,00 abbiamo raggiunto la macchina, dopo pochi minuti da quando aveva ripreso a piovere, e alle 14,40 eravamo in città. Percorso complessivo di quasi 12 chilometri . Escursione molto piacevole nonostante la pioggia, o forse anche a causa di essa, su tracciati che , anche se percorsi diverse volte, conservano il loro fascino .
Preescursione del 5 gennaio 2025
Preescursione del 5 gennaio 2025Appuntamento con Carlo Panzera alle 8,00 alla solita edicola di via Palermo.Alle 8,20 siamo arrivati a Musolino ed abbiamo riempito d’acqua la bottiglia e cinque minuti dopo abbiamo parcheggiato la macchina nello spiazzo di Portella Armacera, quasi di fronte alla baracca in lamiera della provincia. Imboccato il sentiero di sinistra, segnato dal CAI, in salita con forte pendenza, per circa 300 metri superiore al 17%, che abbiamo abbandonato dopo quasi 800 metri dalla partenza, in corrispondenza di uno slargo dove c’è un traliccio dell’Enel e il tronco di un albero abbattuto, per procedere all’azimut verso la cima della collina. La traccia è visibile chiaramente, ma è pressoché un sentiero di capre, con fondo irregolare e pendenza accentuata intorno al 15 %. Dopo una quarantina di minuti dalla partenza siamo arrivati in cima. Da questo belvedere naturale si gode un panorama spettacolare sul porto e su tutto lo stretto da capo Peloro a Tremestieri sul versante ionico e su capo Milazzo, fino a Tindari su quello tirrenico.Sulla cima si vede la torretta di Pizzo Chiarino con le antenne dei ripetitori. Proseguendo in cresta, per continuare a ricrearsi l’anima con la vista favolosa del nostro stretto, si incontra il sentiero a mezza costa precedentemente abbandonato e si continua fino ad arrivare ad una recinzione che impedisce di proseguire sul sentiero segnato del CAI.A questo punto non si può fare altro che costeggiare la rete di recinzione , anche nell’ultimo tratto di un centinaio di metri, dove lo stretto sentiero, da percorrere con molta attenzione, si affaccia su un profondo vallone. Alle 9,25, a 1,5 chilometri dalla partenza, siamo arriva al cancello dell’area , da circa due anni rientrata nella disponibilità della Forestale che ha restaurato gli edifici abbandonati e vandalizzati per scopi non ancora definiti. Tornati sulla strada asfaltata, e percorso un centinaio di metri in direzione Quattro Strade, superata una piccola costruzione in muratura con la volta a botte, abbiamo imboccato, sul lato sinistro della strada, un sentiero non segnato che per circa un chilometro e mezzo si inoltra in un bellissimo bosco di castagni. Questo percorso è utilizzato per le gare di mountain bike e , considerata la pendenza e le condizioni del fondo, non si può fare a meno di ammirare i ragazzi che la percorrono a velocità sostenuta.Anche se distante solo poche centinaia di metri dalla SP 55 bis, il silenzio in cui si procede e il colore del muschio sugli alberi crea una atmosfera da favola .Arrivati alle 10,15 sulla strada che, a sinistra conduce al resort di Musolino, a circa settecento metri dall’area attrezzata che abbiamo raggiunto alle 10,30.Dopo una cinquantina di metri sulla strada asfaltata abbiamo deciso di percorrere il sentiero del CAI , che abbiamo imboccato di fronte all’ uscita dell’area attrezzata. Anche questo, in lieve salita, è sul versante ionico e completamente all’interno di un bosco di castagni.Alle 10,55, dopo un percorso complessivo di 5,53 chilometri registrati su Komoot, siamo arrivati al punto di partenza. Secondo la app il tempo di percorrenza registrato è stato di un’ora e trentuno minuti, ma in effetti abbiamo impiegato, incluse le brevi soste, due ore e mezzo. Il sentiero di oggi, sul versante ionico, si presta benissimo per essere inserito nel tracciato del sentiero Mare-Monte-Mare per la bellezza del panorama e, in primavera/ estate, una parte può essere percorsa in un trekking notturno. Prima di tornare in ci siamo andati oltre il centro Polifunzionalie dove inizia la strada per il bosco di Camaro e successivamente alla ex colonia Principe di Piemonte dove c’è l’Oasi San Francesco gestita dalla Legambiente dei Peloritani. Visto da lontano l’edificio sembra in buone condizioni, ma la linea elettrica è stata tranciata da un albero caduto sui cavi. Sarebbe utile rintracciare i responsabili della struttura per verificare la possibilità di collaborare per avere a disposizione i locali come luogo di pernottamento dei camminatori sul sentiero che stiamo definendo.Alle 12,15 arrivo in città.
Preescursione del 29 dicembre 2024
Preescursione del 29 dicembre 2024.Terza tappa del sentiero Mare-Monte-Mare da Campo Italia a Portella Castanea.Appuntamento alle 8,00 con Marcello Aricò, Tonino Seminerio e Antonio Zampaglione. Arrivati a Portella Castanea abbiamo parcheggiato la macchina di Tonino e proseguito tutti sull’altra fino al punto di partenza, a Campo Italia, all’incrocio tra la strada che porta all’ex polveriera e la strada provinciale 44 di Campo Italia. Inizia qui la terza tappa della preescursione per la verifica dei vari sentieri che formeranno il nostro sentiero Mare-Monte-Mare.Partenza alle 8, 35 immettendosi sulla strada, verso destra, in direzione Castanea. Dopo circa 200 metri si incontra ,sul lato sinistro della strada, uno slargo con una edicola votiva dove , più in basso rispetto al piano stradale, c’è una fontana dove si possono riempire le borracce . Superato l’ingresso della Comunità di recupero per tossicodipendenti FARO, a circa settecento metri dalla partenza, all’altezza di un rudere, si prende la strada asfaltata a sinistra che conduce ai ripetitori.La strada è in costante salita , con pendenza intorno al 12% e si godono bellissimi scorci della punta di Capo Peloro con i laghi di Ganzirri, la costa calabra e il mare Tirreno con Stromboli, Basiluzzo e Panarea.Ad una curva c’è uno slargo invaso dalla spazzatura che potrebbe diventare un belvedere panoramico per l’installazione di una BIG BENCH.Arrivati a monte Motterosse finisce la strada asfaltata . La traccia da seguire è quella a destra che costeggia il grande edificio del ripetitore con l’antenna più alta.Prendendo invece il sentiero di sinistra, dopo circa 250 metri, si raggiunge la cima di Pizzo Carbonaro da cui si gode una vista magnifica sulla falce del porto e dello Stretto verso Sud.Tornando sulla traccia la strada diventa un sentiero che si snoda, in leggera discesa, tra un boschetto.Alle 9,50 siamo arrivati ad un bivio, la strada a destra conduce alla provinciale 44, mentre il ramo di sinistra si inerpica sul fianco della montagna .Nel primo tratto si devono aggirare alcuni alberi di eucalipto incendiati, crollati sul sentiero, e dopo circa 150 metri di ripida salita, alle 10,00 siamo arrivati in cima a monte Ciccia, sotto il traliccio dell’Enel , ” sfrigolante” per l’effetto corona, distante circa 3,5 dalla partenza. Da questo punto il sentiero è in ripida discesa ed a causa del fondo, piuttosto sconnesso, si deve procedere con attenzione per evitare scivoloni. Dopo dieci minuti si arriva ad una sterrata e a un bivio.A sinistra la strada conduce verso monte Tidora da dove, proseguendo, si arriva a Ciaramita o a Forte San Jachiddu. Imboccata la strada di destra, in discesa. Sulla cresta della collina, a sinistra , ci sono una serie di piccole costruzioni in muratura utilizzate come postazioni fisse dai cacciatori che, fino a una trentina di anni fa , sparavano agli adorni ( falchi pecchiaioli) che si radunavano nella parte alta della vallata del torrente San Michele in attesa delle correnti ascensionali che li avrebbero portati in Calabria. Poco prima di arrivare al monte Ciaramellaro , c’è una breve rampa in salita e subito dopo il fondo della strada è in cemento con forte pendenza.Alle 10,50 , a cinque chilometri dalla partenza ( inclusa la deviazione di circa 250 metri per raggiungere Pizzo Carbonaro) e dopo due ore e quindici minuti, abbiamo raggiunto la macchina a Portella Castanea. Il nostro sentiero continua nel bosco della Candelara, a circa quattrocento metri sulla strada a destra per Salice, ma da Portella si può tornare a Messina imboccando il sentiero a sinistra , poco prima dell’edicola votiva con la statua della Madonna, che conduce alla località Pisciotto, distante poco più di un chilometro, e dopo al capolinea dell’autobus per la stazione ferroviaria.
Preescursione sul sentiero Mare-Monte-Mare del 22 dicembre 2024
Preescursione su un tratto del sentiero Mare-Monte-Mare del 24 dicembre 2024.Arrivati alle 8,30 al Parco avventura di Portella Piano Verde e parcheggiata la macchina. Temperatura esterna +5° C , vento debole; tempo variabile dopo due giorni di pioggia.Partenza alle 8,35.Presa la strada sterrata di sinistra, dopo 10 minuti , a settecento metri dall’inizio si trova , sul lato destro, un punto doMare-Monte- Mare del 22 dicembre 2024Appuntamento con Tonino Seminerio alle 8,00 all’edicola di via Palermo.ve poter riempire le borracce, l’acqua sgorga da un tubo di plastica che esce da un muretto a secco. La strada è larga e comoda, con ottimo fondo e in leggera discesa. Alle 8,52 siamo arrivati ad un bivio dove c’è una tabella in legno che indica il percorso per mountain bike verso piano verde ( da dove siamo venuti). Si prende la strada a sinistra e, dopo una decina di minuti, si raggiunge una costruzione in muratura, con la porta in ferro scardinata, all’ interno della quale ci sono tre vasche di raccolta dell’acqua convogliata da un canale che proviene dal fondo di un cunicolo. La strada si snoda , in leggera salita, in mezzo ad alberi di alto fusto. Alle 9,14 arrivo a Porte Cassarini dove c’è altro bivio, sulla strada di destra c’è una tabella in legno con l’indicazione “Lacco-Saponara ” mentre quella di sinistra, non indicata, conduce dopo, avere superato una frana, e percorso diversi chilometri alla dorsale dei Peloritani all’altezza di Portella Larderia. Un sentiero ( sentiero Campanaro) sale sulla cima dell’ omonimo colle, da cui lo sguardo spazia sullo splendido panorama di capo Milazzo , delle Isole Eolie di tutta la costa tirrenica e sulle montagne dei Peloritani. . Nello spiazzo alle 9,15 , abbiamo imboccato il sentiero ( poco più di una traccia) che risale il fianco della montagna coperto di vegetazione in direzione Dinnammare. Il sentiero passa all’inizio tra cespugli spinosi di ginestra e piante di erica, perdendosi in più punti tra la vegetazione. La pendenza è piuttosto accentuata e in certi tratti arriva anche intorno al 30%. Proseguendo si entra in un bosco di castagni e successivamente in uno di conifere.Dopo 45 minuti, alle 10,00, abbiamo intercettato la strada provinciale 50 bis che conduce a Dinnammare, dove siamo arrivati alle 10,10.La lunghezza del percorso da Portella Piano Verde a qui è di tre chilometri, gli ultimi 800 metri sono fuori strada, in caso di nebbia ( abbastanza frequente a quest’altezza) in mancanza di punti di riferimento è bene tenersi al centro della salita. Al ritorno abbiamo seguito le indicazioni del CAI, seguendo lo sterrato in discesa e alle 10,45 abbiamo raggiunto la macchina. La lunghezza complessiva del percorso ad anello è di circa 5 chilometri. Visto che era ancora presto ci siamo spostati in macchina a Portella Castanea ed abbiamo parcheggiato la macchina vicino alla costruzione in muratura sul lato sinistro della strada in direzione Salice.Percorsi a piedi alcune decine di metri, di fronte all’ ingresso di sinistra del bosco della Candelara, abbiamo imboccato la larga strada in discesa che si inoltra per quasi un chilometro nel bosco misto dove questa estate è passato il fuoco. La strada non ha sbocco e nella parte finale è delimitata da una incongrua staccionata.Al ritorno, all’altezza, di un tornante, abbiamo imboccato un sentiero, non segnato, che “a naso” si sarebbe dovuto congiungere alla strada .Le prime centinaia di metri sono state facilmente percorribili, ma verso la fine il sentiero non era praticabile a causa dei numerosi alberi incendiati crollati che lo bloccavano . Risalendo alla meglio abbiamo raggiunto la strada asfaltata poco sopra il punto in cui era posteggiata la macchina. Il percorso, da non fare ad anello,ma a/r, si presta bene per un trekking notturno perché ad un certo punto c’è un tavolo della Forestale dove possono prendere posto una quindicina di persone e la lunghezza complessiva non supera i tre chilometri.