Escursione con Architrekking a Novara di Sicilia del 2 marzo 2025
Appuntamento all’Immacolata alle 7,30.Presenti Marcello Aricò, Giuseppe Spanò, Katia Parisi, Katia Tribulato, Mario Sibilla, Nando Centorrino, Maurizio Inglese, Angela Trimarchi, Chiara Calarco, Ivan Bolignani, Letizia Inferrera, Laura Girasella , Alberto Borgia. Non soci Angela Armeli, Nicola Alessi, Barbara Galluzzo, Franco Maggio.
Partenza alle 7,55 con il pullman da 31 posti della ditta Ferro, pieno solo a metà. Viaggio di conserva con il pullman Giuntabus che trasportava i soci di Architrekking.
Durante il tragitto Marcello ha consegnato ai presenti gli originali attestati di partecipazione individuali e la spilletta dell’attività ed ha raccontato una lunga storia, ambientata nel secolo XVII° , di nobili spodestati, maghi, esseri con poteri soprannaturali , re, principi e belle donne per arrivare alla fine a spiegare come è nata la gara della ” ruzzola” e quale è l’origine e il significato del nome del formaggio MAGGIOR- CHINO , nel senso che è un formaggio particolare davanti al quale tutti gli altri devono inchinarsi.
Uscita allo svincolo di Falcone e sosta al bar per il caffè e l’uso dei servizi.
Alle 9,04 ci siamo incontrati con il pullman di Giuntabus da 55 posti, il cui autista era andato verso il paese, accompagnato in macchina da un amico, per verificare se lo stesso avrebbe potuto transitare sulla strada dove sono in corso lavori e arrivare a destinazione a Novara.
Alle 9,40 siamo arrivati all’inizio del paese, dove ci aspettava il vicesindaco f.f.Salvatore Buemi, che da qui in avanti ci ha fatto da guida precedendoci con la sua macchina.
Alle 10,00 il pullman ha fatto inversione di marcia sulla statale 185 a una decina di chilometri dal paese fermandosi all’inizio della sterrata che conduce alla Rocca Salvatesta.
Otto persone (Marcello, Nando, Giuseppe, Ivan, Angela, Katia Parisi, Katia Tribulato ed Alberto) sono scese dal pullman per fare il trekking che li avrebbe portati agli scavi che stanno portando alla luce strutture del periodo bizantino, mentre gli altri sono stati riportati in paese dove hanno girato liberamente per tutta la mattinata.
Salvatore Buemi ci ha parlato brevemente della frazione di San Basilio, nei pressi della quale si trova la roccia Sperlinga, insediamento mesolitico di età preistorica dove sono stati scoperti frammenti di ossidiana, vasellame, ossa di cinghiali e forse di elefante nano siciliano. I reperti sono attualmente conservati nel museo di Lipari, ma a breve verranno trasferiti nelle sale museali allestite in paese.
Nell’ altra frazione di Badia Vecchia, distante un paio di chilometri dal paese, intorno al 1100, ci fu il primo insediamento dei cistercensi in Sicilia, realizzato da S. Ugo, frate miracoloso, inviato da San Bernardo, che lì visse ed operò facendo prosperare l’abbazia e dando lavoro a 500 braccianti.
Le terre furono prima disboscate , il legname fu venduto e poi furono dissodate e coltivate producendo grandi quantità di grano che veniva molito in uno dei quattordici mulini della valle, chiamata Vallebona .
Da questa ricca abbazia derivarono due ” figlie” una a Roccamadore a Messina e l’altra in provincia di Catania.
Mentre ascoltavamo Salvatore è passato un nutrito gruppo di escursionisti dell’associazione PFM di Patti, che, insieme a molti altri camminatori hanno reso particolarmente affollato il sentiero.
Alle 10,25 ci siamo messi in cammino e quasi subito Katia T. si è resa conto di avere smarrito il telefonino ed è tornata indietro a cercarlo insieme ad Alberto, ma senza nessun risultato.
La strada, inizialmente a tornanti, sale costantemente ma con pendenza accettabile.
Nonostante il cielo completamente coperto la visibilità era buona e lo sguardo spaziava sul paese di Novara , sul Tirreno con le Eolie e sul vasto alveo del torrente Mazzarà che costituisce la naturale divisione della catena dei Peloritani da quella dei Nebrodi.
Alla 11, 20 siamo arrivati alla sella che fa da spartiacque tra la vallata di Novara e quella di Fondachelli distante circa tre chilometri dalla partenza.
Prendendo a sinistra si arriva a Ritagli di Lecca e successivamente al paese di Novara.
Imboccato il sentiero di destra, che conduce alla cima della Rocca Salvatesta, molto ripido e con fondo sconnesso.
Nando, Katia T.e Angela che non avevano le calzature adatte per questo tipo di strada, hanno dovuto avanzare con cautela per evitare pericolose cadute.
Non avevano le scarpe da trekking perché sono stati tratti in inganno dalla locandina dell’escursione dove c’era scritto ” passeggiata agli scavi bizantini ” che faceva pensare ad una camminatina su strade facilmente percorribili.
In effetti per raggiungere il pianoro alla base della Rocca Salvatesta , a quota 1270 metri, abbiamo dovuto affrontare una salita piuttosto impegnativa, anche se è durata solo una ventina di minuti, superando una rampa di circa 150 metri con pendenza del 27%.
Dalle 11,35 alle 12,00 Salvatore ci ha raccontato la storia del ritrovamento del sito, iniziato circa cinque anni orsono, quando, a seguito di un crollo dalla parte di Fondachelli, apparvero dei resti di uno scheletro umano che furono datati come risalenti intorno all’anno 1000.
Successivamente l’università di Catania eseguì una campagna di rilievi e un primo scavo che ha portato alla luce i muri perimetrali di una abitazione. Quasi ogni giorno gli archeologi salgono dal paese per continuare le ricerche, sono stati trovati i resti di un piccolo focolare con delle ossa e la traccia di un grande muro che potrebbe delimitare una cisterna.
Un poco più in alto un altro scavo sta portando alla luce una abitazione a due piani nei pressi della quale sono state ritrovate diverse pietre da macina.
Vista la posizione strategica del sito, che controlla tutte le vie di comunicazione, si ipotizza che avesse una funzione di avvistamento e difensiva e si sta studiando per trovare il punto in cui si accendeva il fuoco che serviva per segnalare agli abitanti della valle l’arrivo di un potenziale nemico.
Alle 12,00 circa , dopo le foto di rito, infastiditi da un vento piuttosto forte, abbiamo iniziato la discesa e alle 12,15 siamo arrivati alla sella.
In questo percorso Nando è scivolato tre volte facendosi male ad una mano e procurandosi uno stiramento alla gamba.
Alle 13,25 eravamo tutti all’inizio del sentiero dove poco prima Katia T. ha ritrovato il suo telefonino .
La lunghezza totale del percorso A/R, registrata da Komoot è stata di circa 6,5 chilometri.
Saliti sul pullman, che ci stava aspettando, siamo tornati verso il paese parcheggiandolo fuori dal centro abitato. Percorsi a piedi alcune centinaia di metri siamo arrivati in piazza dove abbiamo acquistato il gettone che dava diritto ad una abbondante porzione di maccheroni al sugo di carne di maiale cosparsa di maiorchino e accompagnata da un ottimo bicchiere di vino locale.
Dopo pranzo Katia T., Ivan e Alberto sono andati a zonzo per le viuzze del paese, fuori dalle strade principali. Ci sono degli angoli molto belli, ma purtroppo quasi tutte le abitazioni sono abbandonate e ridotte allo stato di ruderi e non basta l’impegno dell’amministrazione, che ha lastricato le strade e portato l’illuminazione evitare l’evidente degrado del quartiere.
Arrivati ad un bel lavatoio siamo usciti dal dedalo di viuzze e siamo entrati al Duomo. La chiesa è a tre navate, con pianta a croce latina,, con colonne monolitiche in pietra arenaria e capitelli corinzi realizzate da maestranze locali. Lungo tutta la navata centrale corre una originale balconata .
Nell’abside, dietro l’altare centrale, c’è un secentesco coro ligneo a intagli.
In fondo alla navata di sinistra c’è un altare rivestito con marmi pregiati e smalti policromi risalente al XVII secolo. Sull’altare della navata di destra si trova la statua della Vergine Assunta con indosso una sgargiante veste rossa.
Proseguendo in discesa abbiamo visto le protezioni messe a riparo delle porte delle abitazioni e i cartelli di pericolo per la presenza delle forme di maiorchino e siamo arrivati fino al mulino Giorginaro, costruito nel 1690 lungo il torrente S. Giorgio, ma purtroppo chiuso perché il proprietario era impegnato nel torneo .
Siamo tornati velocemente al punto di partenza, con le strade ormai piene di spettatori e finalmente, intorno alle 15,00 è iniziata la finalissima delle tre squadre maschili.
Il torneo è un antichissimo gioco risalente ai primi decenni del ‘600 e consiste nel far rotolare una forma di maiorchino stagionato, di pezzatura varia, su un percorso che si snoda lungo le antiche caratteristiche “vaelle” del centro storico con partenza dalla “cantuea da chiazza ” all’inizio via Duomo, fino alla via Bellini e “ca sarva ” nel Piano Don Michele per un totale di circa due chilometri. La forma si lancia con una “lazzada” di 1,00-1,20 metri circa, che consente al lancio maggiore forza, velocità e precisione. Si aggiudica la vittoria chi arriva primo con meno colpi a colpire “a sarva”.
Il clima in cui si svolge il gioco è di calorosa partecipazione e di esaltazione accompagnato dalla musica della “Banda alle ciance” e tra il brusio della gente si sentono i fischi e le voci degli addetti alla sicurezza che invitano a prestare attenzione all’imminente lancio della “maiorchìna” che può causare infortuni abbastanza gravi agli incauti spettatori.
Alle 15,20 il gruppo degli escursionisti si è ritrovato piazza con Marcello e, insieme a Michele Palamara e a due socie di Architrekking siamo andati a casa della famiglia Rossello per prendere il caffè.
Lungo il percorso siamo passati davanti alla chiesa gotica di S. Francesco, risalente al 1237,
e a un palazzo vicino dove si dice che ci sia un fantasma donna che appare sul balcone a mezzanotte.
Le Signore Rossello, con una calda e affettuosa ospitalità, hanno preparato una tavola imbandita di ogni bevanda e ci hanno deliziato con dolci tipici, quali i fravioli di ricotta, crostate, biscotti secchi ed il particolare “dito di apostolo”, un cannolo ripieno di ricotta, ma con la scorza fatta di pastafrolla e ricoperto di glassa bianca e nera, preparati dalla anziana padrona di casa.
Durante la sosta Michele ci ha raccontato le peripezie che hanno passato per arrivare in paese perché l’autista del pullman, adducendo la motivazione del rischio eccessivo che avrebbe corso , transitando sulla stretta arteria, si è rifiutato di proseguire.
Approfittando della disponibilità di Salvatore, che ci ha aperto la porta laterale, abbiamo fatto una velocissima visita al piccolo e bello teatro comunale intitolato al compositore e musicista novarese Riccardo Casalàina morto a Messina, insieme alla moglie, nel maremoto del 1908.
Realizzato nel 1840, per volere della esigente nobiltà del paese, è uno dei più antichi teatri costruiti in Sicilia e in Italia.
Il sabato precedente il giorno di carnevale tutta la cittadinanza si riunisce lì per una serata danzante che dura per buona parte della notte.
Per permettere all’autista di non superare le dodici ore di guida consentite siamo tornati al luogo dell’appuntamento e alle 16,30 siamo tutti risaliti sul pullman, dando un passaggio fino a Messina a una dozzina di soci di Architrekking riempiendolo così completamente.
Durante il viaggio di ritorno Marcello ha comunicato le date dei prossimi impegni, rinnovando l’invito a visitare il sito della associazione e illustrato ai non soci la tipologia delle nostre attività.
Arrivati al luogo di partenza poco prima delle 18,00.
Appuntamento all’Immacolata alle 7,30.Presenti Marcello Aricò, Giuseppe Spanò, Katia Parisi, Katia Tribulato, Mario Sibilla, Nando Centorrino, Maurizio Inglese, Angela Trimarchi, Chiara Calarco, Ivan Bolignani, Letizia Inferrera, Laura Girasella , Alberto Borgia. Non soci Angela Armeli, Nicola Alessi, Barbara Galluzzo, Franco Maggio.
Partenza alle 7,55 con il pullman da 31 posti della ditta Ferro, pieno solo a metà. Viaggio di conserva con il pullman Giuntabus che trasportava i soci di Architrekking.
Durante il tragitto Marcello ha consegnato ai presenti gli originali attestati di partecipazione individuali e la spilletta dell’attività ed ha raccontato una lunga storia, ambientata nel secolo XVII° , di nobili spodestati, maghi, esseri con poteri soprannaturali , re, principi e belle donne per arrivare alla fine a spiegare come è nata la gara della ” ruzzola” e quale è l’origine e il significato del nome del formaggio MAGGIOR- CHINO , nel senso che è un formaggio particolare davanti al quale tutti gli altri devono inchinarsi.
Uscita allo svincolo di Falcone e sosta al bar per il caffè e l’uso dei servizi.
Alle 9,04 ci siamo incontrati con il pullman di Giuntabus da 55 posti, il cui autista era andato verso il paese, accompagnato in macchina da un amico, per verificare se lo stesso avrebbe potuto transitare sulla strada dove sono in corso lavori e arrivare a destinazione a Novara.
Alle 9,40 siamo arrivati all’inizio del paese, dove ci aspettava il vicesindaco f.f.Salvatore Buemi, che da qui in avanti ci ha fatto da guida precedendoci con la sua macchina.
Alle 10,00 il pullman ha fatto inversione di marcia sulla statale 185 a una decina di chilometri dal paese fermandosi all’inizio della sterrata che conduce alla Rocca Salvatesta.
Otto persone (Marcello, Nando, Giuseppe, Ivan, Angela, Katia Parisi, Katia Tribulato ed Alberto) sono scese dal pullman per fare il trekking che li avrebbe portati agli scavi che stanno portando alla luce strutture del periodo bizantino, mentre gli altri sono stati riportati in paese dove hanno girato liberamente per tutta la mattinata.
Salvatore Buemi ci ha parlato brevemente della frazione di San Basilio, nei pressi della quale si trova la roccia Sperlinga, insediamento mesolitico di età preistorica dove sono stati scoperti frammenti di ossidiana, vasellame, ossa di cinghiali e forse di elefante nano siciliano. I reperti sono attualmente conservati nel museo di Lipari, ma a breve verranno trasferiti nelle sale museali allestite in paese.
Nell’ altra frazione di Badia Vecchia, distante un paio di chilometri dal paese, intorno al 1100, ci fu il primo insediamento dei cistercensi in Sicilia, realizzato da S. Ugo, frate miracoloso, inviato da San Bernardo, che lì visse ed operò facendo prosperare l’abbazia e dando lavoro a 500 braccianti.
Le terre furono prima disboscate , il legname fu venduto e poi furono dissodate e coltivate producendo grandi quantità di grano che veniva molito in uno dei quattordici mulini della valle, chiamata Vallebona .
Da questa ricca abbazia derivarono due ” figlie” una a Roccamadore a Messina e l’altra in provincia di Catania.
Mentre ascoltavamo Salvatore è passato un nutrito gruppo di escursionisti dell’associazione PFM di Patti, che, insieme a molti altri camminatori hanno reso particolarmente affollato il sentiero.
Alle 10,25 ci siamo messi in cammino e quasi subito Katia T. si è resa conto di avere smarrito il telefonino ed è tornata indietro a cercarlo insieme ad Alberto, ma senza nessun risultato.
La strada, inizialmente a tornanti, sale costantemente ma con pendenza accettabile.
Nonostante il cielo completamente coperto la visibilità era buona e lo sguardo spaziava sul paese di Novara , sul Tirreno con le Eolie e sul vasto alveo del torrente Mazzarà che costituisce la naturale divisione della catena dei Peloritani da quella dei Nebrodi.
Alla 11, 20 siamo arrivati alla sella che fa da spartiacque tra la vallata di Novara e quella di Fondachelli distante circa tre chilometri dalla partenza.
Prendendo a sinistra si arriva a Ritagli di Lecca e successivamente al paese di Novara.
Imboccato il sentiero di destra, che conduce alla cima della Rocca Salvatesta, molto ripido e con fondo sconnesso.
Nando, Katia T.e Angela che non avevano le calzature adatte per questo tipo di strada, hanno dovuto avanzare con cautela per evitare pericolose cadute.
Non avevano le scarpe da trekking perché sono stati tratti in inganno dalla locandina dell’escursione dove c’era scritto ” passeggiata agli scavi bizantini ” che faceva pensare ad una camminatina su strade facilmente percorribili.
In effetti per raggiungere il pianoro alla base della Rocca Salvatesta , a quota 1270 metri, abbiamo dovuto affrontare una salita piuttosto impegnativa, anche se è durata solo una ventina di minuti, superando una rampa di circa 150 metri con pendenza del 27%.
Dalle 11,35 alle 12,00 Salvatore ci ha raccontato la storia del ritrovamento del sito, iniziato circa cinque anni orsono, quando, a seguito di un crollo dalla parte di Fondachelli, apparvero dei resti di uno scheletro umano che furono datati come risalenti intorno all’anno 1000.
Successivamente l’università di Catania eseguì una campagna di rilievi e un primo scavo che ha portato alla luce i muri perimetrali di una abitazione. Quasi ogni giorno gli archeologi salgono dal paese per continuare le ricerche, sono stati trovati i resti di un piccolo focolare con delle ossa e la traccia di un grande muro che potrebbe delimitare una cisterna.
Un poco più in alto un altro scavo sta portando alla luce una abitazione a due piani nei pressi della quale sono state ritrovate diverse pietre da macina.
Vista la posizione strategica del sito, che controlla tutte le vie di comunicazione, si ipotizza che avesse una funzione di avvistamento e difensiva e si sta studiando per trovare il punto in cui si accendeva il fuoco che serviva per segnalare agli abitanti della valle l’arrivo di un potenziale nemico.
Alle 12,00 circa , dopo le foto di rito, infastiditi da un vento piuttosto forte, abbiamo iniziato la discesa e alle 12,15 siamo arrivati alla sella.
In questo percorso Nando è scivolato tre volte facendosi male ad una mano e procurandosi uno stiramento alla gamba.
Alle 13,25 eravamo tutti all’inizio del sentiero dove poco prima Katia T. ha ritrovato il suo telefonino .
La lunghezza totale del percorso A/R, registrata da Komoot è stata di circa 6,5 chilometri.
Saliti sul pullman, che ci stava aspettando, siamo tornati verso il paese parcheggiandolo fuori dal centro abitato. Percorsi a piedi alcune centinaia di metri siamo arrivati in piazza dove abbiamo acquistato il gettone che dava diritto ad una abbondante porzione di maccheroni al sugo di carne di maiale cosparsa di maiorchino e accompagnata da un ottimo bicchiere di vino locale.
Dopo pranzo Katia T., Ivan e Alberto sono andati a zonzo per le viuzze del paese, fuori dalle strade principali. Ci sono degli angoli molto belli, ma purtroppo quasi tutte le abitazioni sono abbandonate e ridotte allo stato di ruderi e non basta l’impegno dell’amministrazione, che ha lastricato le strade e portato l’illuminazione evitare l’evidente degrado del quartiere.
Arrivati ad un bel lavatoio siamo usciti dal dedalo di viuzze e siamo entrati al Duomo. La chiesa è a tre navate, con pianta a croce latina,, con colonne monolitiche in pietra arenaria e capitelli corinzi realizzate da maestranze locali. Lungo tutta la navata centrale corre una originale balconata .
Nell’abside, dietro l’altare centrale, c’è un secentesco coro ligneo a intagli.
In fondo alla navata di sinistra c’è un altare rivestito con marmi pregiati e smalti policromi risalente al XVII secolo. Sull’altare della navata di destra si trova la statua della Vergine Assunta con indosso una sgargiante veste rossa.
Proseguendo in discesa abbiamo visto le protezioni messe a riparo delle porte delle abitazioni e i cartelli di pericolo per la presenza delle forme di maiorchino e siamo arrivati fino al mulino Giorginaro, costruito nel 1690 lungo il torrente S. Giorgio, ma purtroppo chiuso perché il proprietario era impegnato nel torneo .
Siamo tornati velocemente al punto di partenza, con le strade ormai piene di spettatori e finalmente, intorno alle 15,00 è iniziata la finalissima delle tre squadre maschili.
Il torneo è un antichissimo gioco risalente ai primi decenni del ‘600 e consiste nel far rotolare una forma di maiorchino stagionato, di pezzatura varia, su un percorso che si snoda lungo le antiche caratteristiche “vaelle” del centro storico con partenza dalla “cantuea da chiazza ” all’inizio via Duomo, fino alla via Bellini e “ca sarva ” nel Piano Don Michele per un totale di circa due chilometri. La forma si lancia con una “lazzada” di 1,00-1,20 metri circa, che consente al lancio maggiore forza, velocità e precisione. Si aggiudica la vittoria chi arriva primo con meno colpi a colpire “a sarva”.
Il clima in cui si svolge il gioco è di calorosa partecipazione e di esaltazione accompagnato dalla musica della “Banda alle ciance” e tra il brusio della gente si sentono i fischi e le voci degli addetti alla sicurezza che invitano a prestare attenzione all’imminente lancio della “maiorchìna” che può causare infortuni abbastanza gravi agli incauti spettatori.
Alle 15,20 il gruppo degli escursionisti si è ritrovato piazza con Marcello e, insieme a Michele Palamara e a due socie di Architrekking siamo andati a casa della famiglia Rossello per prendere il caffè.
Lungo il percorso siamo passati davanti alla chiesa gotica di S. Francesco, risalente al 1237,
e a un palazzo vicino dove si dice che ci sia un fantasma donna che appare sul balcone a mezzanotte.
Le Signore Rossello, con una calda e affettuosa ospitalità, hanno preparato una tavola imbandita di ogni bevanda e ci hanno deliziato con dolci tipici, quali i fravioli di ricotta, crostate, biscotti secchi ed il particolare “dito di apostolo”, un cannolo ripieno di ricotta, ma con la scorza fatta di pastafrolla e ricoperto di glassa bianca e nera, preparati dalla anziana padrona di casa.
Durante la sosta Michele ci ha raccontato le peripezie che hanno passato per arrivare in paese perché l’autista del pullman, adducendo la motivazione del rischio eccessivo che avrebbe corso , transitando sulla stretta arteria, si è rifiutato di proseguire.
Approfittando della disponibilità di Salvatore, che ci ha aperto la porta laterale, abbiamo fatto una velocissima visita al piccolo e bello teatro comunale intitolato al compositore e musicista novarese Riccardo Casalàina morto a Messina, insieme alla moglie, nel maremoto del 1908.
Realizzato nel 1840, per volere della esigente nobiltà del paese, è uno dei più antichi teatri costruiti in Sicilia e in Italia.
Il sabato precedente il giorno di carnevale tutta la cittadinanza si riunisce lì per una serata danzante che dura per buona parte della notte.
Per permettere all’autista di non superare le dodici ore di guida consentite siamo tornati al luogo dell’appuntamento e alle 16,30 siamo tutti risaliti sul pullman, dando un passaggio fino a Messina a una dozzina di soci di Architrekking riempiendolo così completamente.
Durante il viaggio di ritorno Marcello ha comunicato le date dei prossimi impegni, rinnovando l’invito a visitare il sito della associazione e illustrato ai non soci la tipologia delle nostre attività.
Arrivati al luogo di partenza poco prima delle 18,00.