Ciaspolata sull’Etna del 19 gennaio 2025
Appuntamento alle 7,30 sotto la scalinata della chiesa di San Giovanni Decollato in via San Giovanni di Malta. Partecipanti :
Sergio Bolignani, Angela Paratore, Bruno Manfrè, Veronica Gardelli- Carlo Panzera , Filippo Cavallaro, Sebastiano Occhino, Caterina Trovatello- Matteo Bolignani, Vittorio Manfrè, Alberto Altadonna, Fabio Giacobbe- Rosario Sardella, Teresa Vadalà , Manuela Scarcella, Alberto Borgia.
Formazione degli equipaggi e partenza alle 7,40.
Arrivo allo svincolo di Fiumefreddo alle 8,20, in attesa di Sergio e Matteo, che erano ancora a Taormina, abbiamo proseguito per Linguaglossa e alle 8, 45 ci siamo fermati al solito Garden bar per la sosta caffè.
Quando sono arrivati i ritardatari, che non si sono fermati per il caffè, ci siamo messi in macchina in direzione Piano Provenzana.
All’uscita del paese Sergio è stato fermato da una pattuglia di Carabinieri, che, probabilmente insospettiti dalla lentezza con cui viaggiavano , hanno controllato i documenti del guidatore e dei passeggeri.
Salendo di quota si è incontrata la prima neve e all’incrocio con la strada per Randazzo tutte le macchine sono state fermate ad un posto di blocco dove gli addetti hanno verificato che le vetture avessero a bordo catene o calze da neve o che montassero pneumatici da neve.
Alle 9, 50, arrivati in prossimità dei parcheggi di Piano Provenzana, si è formata una lunga fila di macchine ferme , dopo una attesa di una decina di minuti, Sergio è andato a piedi a ritirare le ciaspole e i bastoncini precedentemente noleggiati e una volta tornato alla macchina, nonostante nel frattempo la circolazione fosse tornata regolare, abbiamo deciso di cambiare destinazione perché a Piano Provenzana stavano arrivando centinaia di escursionisti a bordo di decine di pullman e auto.
Siamo tornati indietro verso il rifugio Citelli e alle 10, 40 circa, sulla strada Mareneve, nelle vicinanze della entrata per il sentiero per Monti Sartorius, abbiamo parcheggiato le macchine sul bordo sinistro della strada.
La neve era abbondante e compatta e si sarebbe potuto camminare con i soli scarponi, ma tutti, e in particolare i neofiti, hanno voluto provare l’esperienza con le ciaspole e, dopo averle calzate, alle 11, 00 ci siamo messi in marcia.
I monti Sartorius, a circa 1650 metri di altitudine, sono costituiti da sette coni piroplastici allineati lungo le fratture eruttive dell’eruzione laterale del 1865 e, unitamente al gigantesco apparato eruttivo secondario di Monte Frumento delle Concazze , alto 2151 metri e all’esteso campo di lave caratterizzano il versante nord orientale dell’Etna.
Prendono il nome dallo studioso tedesco Wilhelm Sartorius Freinman Waltershausen che fu tra i primi a riportare cartograficamente le più importanti eruzioni del vulcano.
Il percorso, in lieve salita, si snoda tra boschi di betulla e pini larici ed è bellissimo in ogni stagione, ma con la neve assume una particolare dimensione fiabesca.
Nel primo tratto abbiamo incontrato numerosi escursionisti provenienti da monte, ma successivamente eravamo praticamente soli.
Con una piccola deviazione abbiamo raggiunto, dopo quasi un’ora di marcia, il piccolo rifugio forestale S.E.S., costruito interamente con blocchi di pietra lavica.
Sergio ci ha spiegato che, come tutti i rifugi sull’Etna, davanti al fabbricato c’è un pozzo che attinge da una grande cisterna alimentata dall’acqua piovana ivi convogliata.
All’esterno c’è un tavolo , una legnaia e una tettoia per accendere il fuoco al coperto.
Alle 12,10, dopo avere avuto da Sergio le istruzioni di base per utilizzare le ciaspole ed i bastoncini sui pendii in salita , abbiamo ripreso la marcia in direzione Monte Baracca, camminando anche fuori dal sentiero perché la neve copriva tutta la lava che normalmente rende impossibile il cammino.
Alle 12,30 abbiamo costeggiato una recinzione , in buona parte sommersa dalla neve , che delimita una costruzione con il tetto quasi completamente crollato.
La strada è quasi sempre in salita, per brevi tratti anche piuttosto ripida, e in parte abbiamo camminato sotto un leggero nevischio.
Alle 13,00 circa, abbandonando per alcune centinaia di metri il sentiero 724, siamo arrivati al rifugio del CAI di Linguaglossa Attilio Castrogiovanni, a quota 1784 mslm, sul sentiero 622 di piano delle Concazze , distante circa tre chilometri dalla partenza.
Il rifugio è dedicato a Teresa Riggio, come ricorda una targa posta su una parete esterna, affissa dai suoi amici del CAI di Giarre.
La costruzione è in muratura in pietra lavica e mattoni ed è a due piani.
All’interno, al pianterreno, c’è una grande sala con un camino e un lungo tavolo con panche e al primo piano delle stanzette con reti a doghe di legno.
Grazie all’ospitalità del responsabile di una comitiva che stava pranzando all’interno, siamo entrati e abbiamo consumato i nostri panini al caldo e comodamente seduti.
Il vino ed il caffè corretto con la grappa, offerti da Angela e Bruno, insieme al cioccolato fondente portato da Sebastiano hanno allietato il nostro pranzo.
Fatta una breve consultazione su quale percorso seguire per tornare alle macchine, si è scartata la proposta di Sergio che prevedeva altri sei chilometri di cammino e si è deciso di tornare dalla stessa strada.
Alle 13,50, dopo la firma del registro del rifugio, siamo usciti e abbiamo fotografato un bell’ esemplare di volpe che , senza alcun timore, si avvicinava per prendere il cibo quasi dalle nostre mani.
Rimesse le ciaspole, alle 14,00, sotto una breve nevicata, abbiamo ripreso la via del ritorno.
Dopo un quarantina di minuti Sergio ha proposto di lasciare il sentiero a valle e salire sulla cresta dei crateri per percorrere in quota parte del tratto finale.
Non tutti hanno aderito e solo Matteo, Alberto A., Fabio, Vittorio, Veronica, Caterina, Angela e Alberto B. lo hanno seguito sul sentiero natura.
La salita, anche se solo di una ottantina di metri, è piuttosto impegnativa e ad un certo punto Caterina ha deciso di tornare indietro accompagnata da Angela.
Giunti in cresta il meraviglioso panorama che si apprezzava dall’alto ha compensato la fatica fatta.
Matteo ci ha indicato i crateri che si sono aperti su una linea di frattura dove la pressione sulla lava era inferiore rispetto ad altri punti.
Sul sentiero in cresta, in molti tratti, la neve non copriva la lava e questo impediva di proseguire come avremmo voluto, per cui Sergio ha deciso di scendere lungo il ripido pendio per tornare sul sentiero a valle.
Tolte le ciaspole, che rendevano problematico l’avanzamento, data l’elevata pendenza, abbiamo calcato le impronte lasciate da Sergio e in una decina di minuti abbiamo raggiunto il resto del gruppo.
Alle 15,45, pochi minuti dopo l’inizio di una pioggia piuttosto forte, abbiamo raggiunto le macchine e sistemati gli zaini.
Sergio ha portato a Zafferana le attrezzature noleggiate per consegnarle a Tiziana di Sicilia Adventures mentre le macchine di Rosario e Carlo, sotto una violenta pioggia sono tornate a Messina , passando da Linguaglossa, e arrivando in città alle 18,00.
Sergio , con Angela e Bruno, si sono fermati a Fiumefreddo per comprare la schiacciata sono arrivati a Messina alle 19,10.
Il percorso complessivo della escursione di oggi è stato di soli sei chilometri, ma camminare sulla neve, che trasforma e modella il paesaggio, rendendolo a volte irriconoscibile, in una atmosfera ovattata immersa nel silenzio, ha offerto emozioni indescrivibili che tutti sperano di potere provare nuovamente.
Appuntamento alle 7,30 sotto la scalinata della chiesa di San Giovanni Decollato in via San Giovanni di Malta. Partecipanti :
Sergio Bolignani, Angela Paratore, Bruno Manfrè, Veronica Gardelli- Carlo Panzera , Filippo Cavallaro, Sebastiano Occhino, Caterina Trovatello- Matteo Bolignani, Vittorio Manfrè, Alberto Altadonna, Fabio Giacobbe- Rosario Sardella, Teresa Vadalà , Manuela Scarcella, Alberto Borgia.
Formazione degli equipaggi e partenza alle 7,40.
Arrivo allo svincolo di Fiumefreddo alle 8,20, in attesa di Sergio e Matteo, che erano ancora a Taormina, abbiamo proseguito per Linguaglossa e alle 8, 45 ci siamo fermati al solito Garden bar per la sosta caffè.
Quando sono arrivati i ritardatari, che non si sono fermati per il caffè, ci siamo messi in macchina in direzione Piano Provenzana.
All’uscita del paese Sergio è stato fermato da una pattuglia di Carabinieri, che, probabilmente insospettiti dalla lentezza con cui viaggiavano , hanno controllato i documenti del guidatore e dei passeggeri.
Salendo di quota si è incontrata la prima neve e all’incrocio con la strada per Randazzo tutte le macchine sono state fermate ad un posto di blocco dove gli addetti hanno verificato che le vetture avessero a bordo catene o calze da neve o che montassero pneumatici da neve.
Alle 9, 50, arrivati in prossimità dei parcheggi di Piano Provenzana, si è formata una lunga fila di macchine ferme , dopo una attesa di una decina di minuti, Sergio è andato a piedi a ritirare le ciaspole e i bastoncini precedentemente noleggiati e una volta tornato alla macchina, nonostante nel frattempo la circolazione fosse tornata regolare, abbiamo deciso di cambiare destinazione perché a Piano Provenzana stavano arrivando centinaia di escursionisti a bordo di decine di pullman e auto.
Siamo tornati indietro verso il rifugio Citelli e alle 10, 40 circa, sulla strada Mareneve, nelle vicinanze della entrata per il sentiero per Monti Sartorius, abbiamo parcheggiato le macchine sul bordo sinistro della strada.
La neve era abbondante e compatta e si sarebbe potuto camminare con i soli scarponi, ma tutti, e in particolare i neofiti, hanno voluto provare l’esperienza con le ciaspole e, dopo averle calzate, alle 11, 00 ci siamo messi in marcia.
I monti Sartorius, a circa 1650 metri di altitudine, sono costituiti da sette coni piroplastici allineati lungo le fratture eruttive dell’eruzione laterale del 1865 e, unitamente al gigantesco apparato eruttivo secondario di Monte Frumento delle Concazze , alto 2151 metri e all’esteso campo di lave caratterizzano il versante nord orientale dell’Etna.
Prendono il nome dallo studioso tedesco Wilhelm Sartorius Freinman Waltershausen che fu tra i primi a riportare cartograficamente le più importanti eruzioni del vulcano.
Il percorso, in lieve salita, si snoda tra boschi di betulla e pini larici ed è bellissimo in ogni stagione, ma con la neve assume una particolare dimensione fiabesca.
Nel primo tratto abbiamo incontrato numerosi escursionisti provenienti da monte, ma successivamente eravamo praticamente soli.
Con una piccola deviazione abbiamo raggiunto, dopo quasi un’ora di marcia, il piccolo rifugio forestale S.E.S., costruito interamente con blocchi di pietra lavica.
Sergio ci ha spiegato che, come tutti i rifugi sull’Etna, davanti al fabbricato c’è un pozzo che attinge da una grande cisterna alimentata dall’acqua piovana ivi convogliata.
All’esterno c’è un tavolo , una legnaia e una tettoia per accendere il fuoco al coperto.
Alle 12,10, dopo avere avuto da Sergio le istruzioni di base per utilizzare le ciaspole ed i bastoncini sui pendii in salita , abbiamo ripreso la marcia in direzione Monte Baracca, camminando anche fuori dal sentiero perché la neve copriva tutta la lava che normalmente rende impossibile il cammino.
Alle 12,30 abbiamo costeggiato una recinzione , in buona parte sommersa dalla neve , che delimita una costruzione con il tetto quasi completamente crollato.
La strada è quasi sempre in salita, per brevi tratti anche piuttosto ripida, e in parte abbiamo camminato sotto un leggero nevischio.
Alle 13,00 circa, abbandonando per alcune centinaia di metri il sentiero 724, siamo arrivati al rifugio del CAI di Linguaglossa Attilio Castrogiovanni, a quota 1784 mslm, sul sentiero 622 di piano delle Concazze , distante circa tre chilometri dalla partenza.
Il rifugio è dedicato a Teresa Riggio, come ricorda una targa posta su una parete esterna, affissa dai suoi amici del CAI di Giarre.
La costruzione è in muratura in pietra lavica e mattoni ed è a due piani.
All’interno, al pianterreno, c’è una grande sala con un camino e un lungo tavolo con panche e al primo piano delle stanzette con reti a doghe di legno.
Grazie all’ospitalità del responsabile di una comitiva che stava pranzando all’interno, siamo entrati e abbiamo consumato i nostri panini al caldo e comodamente seduti.
Il vino ed il caffè corretto con la grappa, offerti da Angela e Bruno, insieme al cioccolato fondente portato da Sebastiano hanno allietato il nostro pranzo.
Fatta una breve consultazione su quale percorso seguire per tornare alle macchine, si è scartata la proposta di Sergio che prevedeva altri sei chilometri di cammino e si è deciso di tornare dalla stessa strada.
Alle 13,50, dopo la firma del registro del rifugio, siamo usciti e abbiamo fotografato un bell’ esemplare di volpe che , senza alcun timore, si avvicinava per prendere il cibo quasi dalle nostre mani.
Rimesse le ciaspole, alle 14,00, sotto una breve nevicata, abbiamo ripreso la via del ritorno.
Dopo un quarantina di minuti Sergio ha proposto di lasciare il sentiero a valle e salire sulla cresta dei crateri per percorrere in quota parte del tratto finale.
Non tutti hanno aderito e solo Matteo, Alberto A., Fabio, Vittorio, Veronica, Caterina, Angela e Alberto B. lo hanno seguito sul sentiero natura.
La salita, anche se solo di una ottantina di metri, è piuttosto impegnativa e ad un certo punto Caterina ha deciso di tornare indietro accompagnata da Angela.
Giunti in cresta il meraviglioso panorama che si apprezzava dall’alto ha compensato la fatica fatta.
Matteo ci ha indicato i crateri che si sono aperti su una linea di frattura dove la pressione sulla lava era inferiore rispetto ad altri punti.
Sul sentiero in cresta, in molti tratti, la neve non copriva la lava e questo impediva di proseguire come avremmo voluto, per cui Sergio ha deciso di scendere lungo il ripido pendio per tornare sul sentiero a valle.
Tolte le ciaspole, che rendevano problematico l’avanzamento, data l’elevata pendenza, abbiamo calcato le impronte lasciate da Sergio e in una decina di minuti abbiamo raggiunto il resto del gruppo.
Alle 15,45, pochi minuti dopo l’inizio di una pioggia piuttosto forte, abbiamo raggiunto le macchine e sistemati gli zaini.
Sergio ha portato a Zafferana le attrezzature noleggiate per consegnarle a Tiziana di Sicilia Adventures mentre le macchine di Rosario e Carlo, sotto una violenta pioggia sono tornate a Messina , passando da Linguaglossa, e arrivando in città alle 18,00.
Sergio , con Angela e Bruno, si sono fermati a Fiumefreddo per comprare la schiacciata sono arrivati a Messina alle 19,10.
Il percorso complessivo della escursione di oggi è stato di soli sei chilometri, ma camminare sulla neve, che trasforma e modella il paesaggio, rendendolo a volte irriconoscibile, in una atmosfera ovattata immersa nel silenzio, ha offerto emozioni indescrivibili che tutti sperano di potere provare nuovamente.