23 aprile sole
Quarto giorno Da Grotte a Joppolo Giancaxio
La descrizione accurata del percorso è riportata nelle pagine 85 e seguenti della Guida.
Dopo aver fatto colazione al bar Marconi, sotto al B&B e timbrate le credenziali, alle 8,00 ci siamo messi in marcia attraversando il paese di Grotte.
Alle 8,45 siamo arrivati in contrada Lumia,( 502 m. s. l. m.) e abbiamo seguito la strada indicata dal cartello della MVF che dà il paese di Comitini distante 6,45 chilometri.
Dopo alcune decine di metri abbiamo trovato un abbeveratoio con una lapide che dice “QUANTU È DUNCI L’ACQUA DI LA MANNIRA CA ‘NSINA SANTA VINNIREDDRA SI LA VIPPI”.
La trazzera corre in discesa tra vigneti e uliveti fino a collegarsi con la strada provinciale che si segue per qualche centinaio di metri.
Alla indicazione successiva abbiamo imboccato la strada sterrata a destra, in salita passando, alle 9,20, accanto alla “Petra di Calathansuderj” spettacolare rupe calcarenitica lunga 70 m, larga 40 m e alta 30 metri, che si eleva solitaria e improvvisa tra le dolci colline di questa parte di Sicilia.
Fu sede di un villaggio preistorico alle sue pendici, testimoniato dalle numerose tombe a forno.
Ma la straordinarietà del sito è il complesso di vani e gallerie a quattro livelli, tra loro spesso collegati, realizzati durante il periodo bizantino (VI secolo d.C.), circa.
Stanze, magazzini, silos, cisterne e stalle si aprono lungo tutto il perimetro di questa singolare formazione.
Intorno alla rupe si raccolgono frammenti di ceramica databili dall’età del bronzo fino al basso medioevo che fanno propendere per l’ipotesi di una lunga occupazione. La “Petra” fu utilizzata come fortezza preposta al controllo del territorio e delle vie di comunicazione che lo attraversavano e questa funzione venne mantenuta anche nel periodo arabo, poi normanno e fino al XIII secolo.
Non tutti gli accessi sono chiusi da inferriate, per cui siamo entrati a dare un’occhiata e scattare qualche foto. All’esterno si vedono i frammenti di una lapide, firmata dal sindaco di Comitini, fatta a pezzi da vandali che l’hanno tolta dal suo sostegno.
Dopo una salita piuttosto impegnativa, alle 10,00 siamo arrivati sulla cresta della collina dove ci sono le pale eoliche. Da qui si gode di una vista spettacolare, con Comitini, Aragona e il mare da una parte e campi coltivati e colline dall’altra e in lontananza si staglia la mole del Monte di Cammarata. Appena arrivati Antonio e Marcello abbiamo ripreso a camminare, la strada da seguire fa una ampia curva a sinistra e scende gradualmente di quota passando nelle vicinanze dell’ ingresso di una miniera di zolfo e davanti ad un osservatorio astronomico abbandonato e svuotato di tutte le attrezzature, esempio, come tanti altri, di spreco delle risorse pubbliche. In questo tratto il fondo stradale è in cemento con inserti di travertino al centro e sul lato destro.
Dopo un’ora circa dalla cresta, attraversato il passaggio a livello, Alberto e Giuseppe, in un momento di allegra goliardia (come talvolta accade durante le “camminate” fra amici) hanno improvvisato una corsetta di 100 metri. Hanno così incontrato alla fine del rettilineo in leggera discesa una simpatica signora del luogo che li festeggiava dicendo loro “arrivati primi a pari merito”
Ci siamo quindi messi a chiacchierare della via Francigena con la signora Franca, ex dipendente comunale, che stava cercando il cane che le era scappato e le abbiamo chiesto in quale ristorante di Aragona sarebbe stato possibile gustare un piatto di spaghetti, che Marcello brama da ieri, e lei ci ha consigliato “Lo Spirdicchio” dandoci anche tutte le spiegazioni necessarie a raggiungerlo.
Il Presidente le ha consegnato le spille come ricordo dell’incontro e dopo la foto, in pochi minuti siamo arrivati a Comitini “Terra dello zolfo e delle zolfare”.
Ci siamo fermati per riposare un po’, prendere un caffè e timbrare le credenziali in un bar nella piazza principale, accanto al circolo dei pensionati.
Dopo una mezz’ora abbiamo ripreso a camminare e alle 12,30 siamo arrivati in contrada della Pietra, a 1,4 chilometri da Aragona. Intanto Giuseppe aveva verificato che il ristorante era aperto e offriva un menù per il Pellegrino ad un prezzo speciale.
Dopo altri dieci minuti abbiamo attraversato la strada molto trafficata, siamo passati nel sot
to passaggio della ferrovia e finalmente, alle 13,05 siamo arrivati ad Aragona. Tralasciando tutte le indicazioni della MVF siamo andati direttamente al ristorante e alle 13,20 eravamo a tavola in attesa degli agognati spaghetti. Al prezzo di 18 euro abbiamo potuto gustare un abbondante antipasto misto, un ottimo piatto di spaghetti all’Aragona, con aglio, olio e granella di pistacchio e acqua. Dopo pranzo ci siamo messi a parlare con i due fratelli titolari del locale e anche a loro abbiamo lasciato le spille che hanno subito messo nel registro delle firme che abbiamo compilato anche noi.
Dopo la timbratura abbiamo preso la strada verso Joppolo Giancaxio senza entrare in paese e seguendo le indicazioni che ci hanno dato ci siamo trovati subito vicino al cimitero sulla strada giusta.
Dopo due ore di tranquillo percorso, in parte su strade asfaltate poco frrquentate e in parte in aperta campagna tra erba alta e fiori di campo, siamo arrivati alla periferia di Joppolo.
La attenta pianificazione di Giuseppe aveva previsto che la meta di oggi fosse un B&B fuori dal paese circa 5 chilometri, in prossimità della MVF, in modo da accorciare l’ultima tappa ed avere il tempo per un bagno nella piscina prima della partenza e la visita di Agrigento domani .
Anche oggi Antonio e Carmelo hanno messo in atto il “Protocollo Zampaglione” approfittando di una macchina che si era appena messa in moto dove eravamo fermi noi.
Partiti i due autostoppisti, anche gli altri si sono messi in marcia. Giuseppe guidava, con l’ausilio di Google maps, verso la meta. Usciti dal paese abbiamo seguito la strada, praticamente sempre in discesa.
Giuseppe, approfittando della complicità di Vincenzo, il titolare di villa Kairos, ha pensato di fare uno scherzo ad Antonio e Carmelo, facendo dire che la prenotazione non era per oggi, ma per domani e che il B&B era pieno e non c’erano camere disponibili. Antonio, dopo un attimo di esitazione e comprensibile incazzatura, ha “mangiato la foglia” perché era a conoscenza dello scambio di messaggi intercorsi tra Giuseppe e Vincenzo che si era offerto di mettere a disposizione la cucina della villa per la cena di stasera e ha organizzato un contro scherzo inviando un messaggio in cui diceva che lo zaino di Marcello, che avevano preso loro, era rimasto nella macchina che li aveva accompagnati. Comunque, dopo un paio di telefonate, nel timore che si potesse eccedere, si è chiarito tutto e i due autostoppisti hanno inviato una loro foto a bordo piscina. e
Dopo circa 4 chilometri, all’altezza di una edicola votiva abbiamo imboccato a sinistra una stradina che costeggia una serie di ville, ma a circa un chilometro dalla meta indicata dal navigatore la strada finisce. A questo punto Giuseppe ha chiamato Vincenzo che è venuto a prenderci in macchina al bivio e alle 18,30 circa siamo arrivati a Villa Kairos.
Questo è il B&B più bello, accogliente e organizzato tra tutti quelli che abbiamo visto, ha molte stanze e una bellissima piscina.
Oggi ci siamo sistemati in due stanze, ciascuna con bagno in camera, due letti a castello e un letto matrimoniale. In una hanno preso posto Marcello, Antonio e Carmelo e nell’altra Stefania, Giuseppe ed Alberto.
La struttura è gestita formalmente dalla moglie di Vincenzo, che di mestiere fa il maestro di sostegno in una scuola elementare in provincia di Palermo. Il rapporto qualità /prezzo è estremamente conveniente, abbiamo pagato 25 euro ciascuno ed è consigliabile per chiunque decidesse di trascorrere qualche giorno ad Agrigento, da cui dista una decina di chilometri. Dopo le docce obbligatorie ci siamo messi a cincischiare in attesa di Vincenzo che avrebbe accompagnato qualcuno di noi in paese per acquistare i viveri per la cena. Marcello ha fatto il giro delle “prenotazioni”, ricevendo richieste che, molto difficilmente pensavamo che potessero essere esaudite , vista anche l’ora avanzata.
Invece, quando lui, Stefania e Carmelo sono andati in paese è riuscito a soddisfare le richieste di ognuno per cui al loro ritorno abbiamo cenato nella grande cucina consumando le pizze prese ieri a Milena e pane, mortadella, formaggio, olive… e fagioli chiesti da Alberto e riscaldati nel microonde. Marcello aveva acquistato anche una scatola di trippa, ma era caduta nella macchina.
Dopo l’abbondante cena siamo tornati nelle nostre stanze, Stefania è andata a dormire, mentre Marcello, Carmelo, Antonio e Giuseppe si sfidavano ad una briscola. Alberto, che si era intanto trasferito nel letto matrimoniale con Marcello, appesantito dai fagioli mangiati , assistiva in dormiveglia da sotto le coperte alla sfida vinta dalla coppia Carmelo e Antonio per 2 a 1.
La lunghezza della tappa di oggi, secondo la guida, fino a Joppolo dovrebbe essere di quasi venti chilometri, il segnapassi di Alberto ne ha segnati circa ventisette.
Quarto giorno Da Grotte a Joppolo Giancaxio
La descrizione accurata del percorso è riportata nelle pagine 85 e seguenti della Guida.
Dopo aver fatto colazione al bar Marconi, sotto al B&B e timbrate le credenziali, alle 8,00 ci siamo messi in marcia attraversando il paese di Grotte.
Alle 8,45 siamo arrivati in contrada Lumia,( 502 m. s. l. m.) e abbiamo seguito la strada indicata dal cartello della MVF che dà il paese di Comitini distante 6,45 chilometri.
Dopo alcune decine di metri abbiamo trovato un abbeveratoio con una lapide che dice “QUANTU È DUNCI L’ACQUA DI LA MANNIRA CA ‘NSINA SANTA VINNIREDDRA SI LA VIPPI”.
La trazzera corre in discesa tra vigneti e uliveti fino a collegarsi con la strada provinciale che si segue per qualche centinaio di metri.
Alla indicazione successiva abbiamo imboccato la strada sterrata a destra, in salita passando, alle 9,20, accanto alla “Petra di Calathansuderj” spettacolare rupe calcarenitica lunga 70 m, larga 40 m e alta 30 metri, che si eleva solitaria e improvvisa tra le dolci colline di questa parte di Sicilia.
Fu sede di un villaggio preistorico alle sue pendici, testimoniato dalle numerose tombe a forno.
Ma la straordinarietà del sito è il complesso di vani e gallerie a quattro livelli, tra loro spesso collegati, realizzati durante il periodo bizantino (VI secolo d.C.), circa.
Stanze, magazzini, silos, cisterne e stalle si aprono lungo tutto il perimetro di questa singolare formazione.
Intorno alla rupe si raccolgono frammenti di ceramica databili dall’età del bronzo fino al basso medioevo che fanno propendere per l’ipotesi di una lunga occupazione. La “Petra” fu utilizzata come fortezza preposta al controllo del territorio e delle vie di comunicazione che lo attraversavano e questa funzione venne mantenuta anche nel periodo arabo, poi normanno e fino al XIII secolo.
Non tutti gli accessi sono chiusi da inferriate, per cui siamo entrati a dare un’occhiata e scattare qualche foto. All’esterno si vedono i frammenti di una lapide, firmata dal sindaco di Comitini, fatta a pezzi da vandali che l’hanno tolta dal suo sostegno.
Dopo una salita piuttosto impegnativa, alle 10,00 siamo arrivati sulla cresta della collina dove ci sono le pale eoliche. Da qui si gode di una vista spettacolare, con Comitini, Aragona e il mare da una parte e campi coltivati e colline dall’altra e in lontananza si staglia la mole del Monte di Cammarata. Appena arrivati Antonio e Marcello abbiamo ripreso a camminare, la strada da seguire fa una ampia curva a sinistra e scende gradualmente di quota passando nelle vicinanze dell’ ingresso di una miniera di zolfo e davanti ad un osservatorio astronomico abbandonato e svuotato di tutte le attrezzature, esempio, come tanti altri, di spreco delle risorse pubbliche. In questo tratto il fondo stradale è in cemento con inserti di travertino al centro e sul lato destro.
Dopo un’ora circa dalla cresta, attraversato il passaggio a livello, Alberto e Giuseppe, in un momento di allegra goliardia (come talvolta accade durante le “camminate” fra amici) hanno improvvisato una corsetta di 100 metri. Hanno così incontrato alla fine del rettilineo in leggera discesa una simpatica signora del luogo che li festeggiava dicendo loro “arrivati primi a pari merito”
Ci siamo quindi messi a chiacchierare della via Francigena con la signora Franca, ex dipendente comunale, che stava cercando il cane che le era scappato e le abbiamo chiesto in quale ristorante di Aragona sarebbe stato possibile gustare un piatto di spaghetti, che Marcello brama da ieri, e lei ci ha consigliato “Lo Spirdicchio” dandoci anche tutte le spiegazioni necessarie a raggiungerlo.
Il Presidente le ha consegnato le spille come ricordo dell’incontro e dopo la foto, in pochi minuti siamo arrivati a Comitini “Terra dello zolfo e delle zolfare”.
Ci siamo fermati per riposare un po’, prendere un caffè e timbrare le credenziali in un bar nella piazza principale, accanto al circolo dei pensionati.
Dopo una mezz’ora abbiamo ripreso a camminare e alle 12,30 siamo arrivati in contrada della Pietra, a 1,4 chilometri da Aragona. Intanto Giuseppe aveva verificato che il ristorante era aperto e offriva un menù per il Pellegrino ad un prezzo speciale.
Dopo altri dieci minuti abbiamo attraversato la strada molto trafficata, siamo passati nel sot
to passaggio della ferrovia e finalmente, alle 13,05 siamo arrivati ad Aragona. Tralasciando tutte le indicazioni della MVF siamo andati direttamente al ristorante e alle 13,20 eravamo a tavola in attesa degli agognati spaghetti. Al prezzo di 18 euro abbiamo potuto gustare un abbondante antipasto misto, un ottimo piatto di spaghetti all’Aragona, con aglio, olio e granella di pistacchio e acqua. Dopo pranzo ci siamo messi a parlare con i due fratelli titolari del locale e anche a loro abbiamo lasciato le spille che hanno subito messo nel registro delle firme che abbiamo compilato anche noi.
Dopo la timbratura abbiamo preso la strada verso Joppolo Giancaxio senza entrare in paese e seguendo le indicazioni che ci hanno dato ci siamo trovati subito vicino al cimitero sulla strada giusta.
Dopo due ore di tranquillo percorso, in parte su strade asfaltate poco frrquentate e in parte in aperta campagna tra erba alta e fiori di campo, siamo arrivati alla periferia di Joppolo.
La attenta pianificazione di Giuseppe aveva previsto che la meta di oggi fosse un B&B fuori dal paese circa 5 chilometri, in prossimità della MVF, in modo da accorciare l’ultima tappa ed avere il tempo per un bagno nella piscina prima della partenza e la visita di Agrigento domani .
Anche oggi Antonio e Carmelo hanno messo in atto il “Protocollo Zampaglione” approfittando di una macchina che si era appena messa in moto dove eravamo fermi noi.
Partiti i due autostoppisti, anche gli altri si sono messi in marcia. Giuseppe guidava, con l’ausilio di Google maps, verso la meta. Usciti dal paese abbiamo seguito la strada, praticamente sempre in discesa.
Giuseppe, approfittando della complicità di Vincenzo, il titolare di villa Kairos, ha pensato di fare uno scherzo ad Antonio e Carmelo, facendo dire che la prenotazione non era per oggi, ma per domani e che il B&B era pieno e non c’erano camere disponibili. Antonio, dopo un attimo di esitazione e comprensibile incazzatura, ha “mangiato la foglia” perché era a conoscenza dello scambio di messaggi intercorsi tra Giuseppe e Vincenzo che si era offerto di mettere a disposizione la cucina della villa per la cena di stasera e ha organizzato un contro scherzo inviando un messaggio in cui diceva che lo zaino di Marcello, che avevano preso loro, era rimasto nella macchina che li aveva accompagnati. Comunque, dopo un paio di telefonate, nel timore che si potesse eccedere, si è chiarito tutto e i due autostoppisti hanno inviato una loro foto a bordo piscina. e
Dopo circa 4 chilometri, all’altezza di una edicola votiva abbiamo imboccato a sinistra una stradina che costeggia una serie di ville, ma a circa un chilometro dalla meta indicata dal navigatore la strada finisce. A questo punto Giuseppe ha chiamato Vincenzo che è venuto a prenderci in macchina al bivio e alle 18,30 circa siamo arrivati a Villa Kairos.
Questo è il B&B più bello, accogliente e organizzato tra tutti quelli che abbiamo visto, ha molte stanze e una bellissima piscina.
Oggi ci siamo sistemati in due stanze, ciascuna con bagno in camera, due letti a castello e un letto matrimoniale. In una hanno preso posto Marcello, Antonio e Carmelo e nell’altra Stefania, Giuseppe ed Alberto.
La struttura è gestita formalmente dalla moglie di Vincenzo, che di mestiere fa il maestro di sostegno in una scuola elementare in provincia di Palermo. Il rapporto qualità /prezzo è estremamente conveniente, abbiamo pagato 25 euro ciascuno ed è consigliabile per chiunque decidesse di trascorrere qualche giorno ad Agrigento, da cui dista una decina di chilometri. Dopo le docce obbligatorie ci siamo messi a cincischiare in attesa di Vincenzo che avrebbe accompagnato qualcuno di noi in paese per acquistare i viveri per la cena. Marcello ha fatto il giro delle “prenotazioni”, ricevendo richieste che, molto difficilmente pensavamo che potessero essere esaudite , vista anche l’ora avanzata.
Invece, quando lui, Stefania e Carmelo sono andati in paese è riuscito a soddisfare le richieste di ognuno per cui al loro ritorno abbiamo cenato nella grande cucina consumando le pizze prese ieri a Milena e pane, mortadella, formaggio, olive… e fagioli chiesti da Alberto e riscaldati nel microonde. Marcello aveva acquistato anche una scatola di trippa, ma era caduta nella macchina.
Dopo l’abbondante cena siamo tornati nelle nostre stanze, Stefania è andata a dormire, mentre Marcello, Carmelo, Antonio e Giuseppe si sfidavano ad una briscola. Alberto, che si era intanto trasferito nel letto matrimoniale con Marcello, appesantito dai fagioli mangiati , assistiva in dormiveglia da sotto le coperte alla sfida vinta dalla coppia Carmelo e Antonio per 2 a 1.
La lunghezza della tappa di oggi, secondo la guida, fino a Joppolo dovrebbe essere di quasi venti chilometri, il segnapassi di Alberto ne ha segnati circa ventisette.